Una sconfinata giovinezza - Trailer , Scheda , Recensione , Interviste

Regia di Pupi Avati , 08 Ottobre 2010 (cinema)

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    Una sconfinata giovinezza


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    Una sconfinata giovinezza


    Titolo originale: Una sconfinata giovinezza
    Nazione: Italia
    Anno: 2010
    Genere: Drammatico
    Durata: 98'
    Regia: Pupi Avati
    Sito ufficiale: www.unasconfinatagiovinezza.it

    Cast: Fabrizio Bentivoglio, Francesca Neri, Serena Grandi, Gianni Cavina, Lino Capolicchio, Manuela Morabito
    Produzione: Duea Film, Rai Cinema
    Distribuzione: 01 Distribution
    Data di uscita: 08 Ottobre 2010 (cinema)

    Trama:
    Lino Settembre e sua moglie Chicca vivono una vita coniugale serena, priva di gravi turbolenze, entrambi soddisfatti della professione che svolgono: lui prima firma della redazione sportiva de Il Messaggero e lei docente di Filologia medievale alla Gregoriana. L'unica angustia che ha accompagnato i venticinque anni del loro matrimonio la mancanza di figli. Mancanza che anziché rischiare di compromettere la loro unione l'ha misteriosamente rinsaldata. L'oggi però, in modo totalmente inatteso, riserva loro un'occasione di somma preoccupazione. Lino, da qualche tempo, accusa problemi di memoria, che via via si accentuano andando a compromettere in modo sempre più evidente il quotidiano svolgersi delle sua attività sia nell'ambito professionale che familiare. Dapprima sia lui che Chicca decidono di riderne ma il disturbo va ad imporsi con sempre più esplicita evidenza fino a quando, alla luce di attenti, approfonditi esami, un neurologo diagnostica una patologia degenerativa delle cellule cerebrali. Prende così avvio una storia d'amore commoventissima fra un uomo che via via si allontana dal presente, la sua mente trascinata in infiniti altrovi, e la sua donna che rifiutando qualsiasi ipotesi di abbandono, qualsiasi ausilio che la escluda, decide di stargli accanto "regredendo" con lui fino alla sua più remota infanzia.



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    Recensione

    Una sconfinata giovinezza
    Scorrendo la lunga filmografia di Pupi Avati, tra una "Storia di ragazzi e di ragazze" (1989) e "Gli amici del Bar Margherita" (2009), non si può fare a meno d’intuire una certa, fondamentale importanza che i ricordi hanno per il prolifico cineasta bolognese classe 1938.
    Quindi, c’era da immaginarsi che, prima o poi, dall’autore de "Il regalo di Natale" (1986) sarebbe arrivata la vicenda del giornalista sportivo Lino Settembre alias Fabrizio Bentivoglio, il quale, sposato da venticinque anni con la docente di Filologia Medievale Chicca, interpretata da Francesca Neri, comincia ad accusare problemi di memoria, fino a compromettere in modo sempre più evidente il quotidiano svolgersi delle sue attività professionali e familiari e ad allontanarsi dal presente.
    Una vicenda che, inizialmente, non sembra altro che la versione ribaltata del riuscito "Away from her-Lontano da lei" (2006) di Sarah Polley, nel quale era Julie Christie ad essere affetta dal morbo di Alzheimer, mentre il marito Gordon Pinsent provvedeva ad accudirla.
    Ma Avati, che costruisce i circa 98 minuti di visione alternando il presente e un passato che, come un po’ in tutti i suoi film, viene raccontato facendo ricorso ad una fotografia dai toni seppia, prende tutta un’altra strada, mostrandoci una sorprendente Neri costretta a trasformare il proprio amore coniugale in un amore materno nei confronti del sempre più infantile (mentalmente parlando) compagno.
    Un Bentivoglio alle prese con una delle sue migliori interpretazioni, quest’ultimo, contornato da un cast decisamente in forma comprendente una riscoperta Serena Grandi, il compianto Vincenzo Crocitti, deceduto proprio a pochi giorni dall’uscita del film in sala, e gli immancabili Lino Capolicchio e Gianni Cavina, quasi ospiti fissi dei set avatiani.
    E, se nel corso della prima parte, durante la quale si tende a sguazzare tra risate amare e una certa nostalgia (basterebbe citare la pista per giocare con i tappi di latta alla gara ciclistica), non si fatica ad avvertire una narrazione piuttosto fiacca, la bellissima seconda spinge non poco verso la commozione lo spettatore, talmente coinvolto nel sempre più accentuato dramma di Lino da provare quasi l’impressione di rivivere le forti sensazioni degli horror d’ambientazione rurale sfornati dal regista, qui responsabile di quello che possiamo tranquillamente definire "un bel film".

    La frase:
    - "Ma è quello della televisione?"
    - "Mi sembra lui"
    - "Sta messo proprio male"

    Francesco Lomuscio

















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    Una sconfinata giovinezza

    Durata: 01:47
    Tipo: Trailer in versione italiana


    Trailer in versione italiana






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    04 Ottobre 2010 - Conferenza
    "Una sconfinata giovinezza"
    Intervista al regista e al cast.
    di Francesco Lomuscio

    In occasione dell'uscita di "Una sconfinata giovinezza", il regista Pupi Avati ha incontrato a Roma la stampa, affiancato dal cast, per presentare il film, interpretato anche dal compianto Vincenzo Crocitti che è stato omaggiato tramite un applauso introduttivo.

    Come è nata questa storia?
    Pupi Avati: La ragione per cui è nata questa storia è il rapporto che una persona come me, quindi più che adulta, ha con il tempo. Se andiamo a guardare il mio cinema, ci accorgiamo che molti dei miei film guardano con affettuoso rammarico al mio passato, si avverte una certa necessità di tornare sul luogo e di riproporlo. Oggi, la mia nostalgia riguarda la mia infanzia, infatti il film si sarebbe dovuto intitolare "Una sconfinata infanzia".

    Perché il protagonista è un giornalista sportivo?
    Pupi Avati: Perché il giornalista usa le parole, sono il suo elemento essenziale, privarlo di esse sarebbe come privare me della macchina da presa.

    Cosa possono dirci Francesca Neri e Fabrizio Bentivoglio di questa esperienza?
    Francesca Neri: Questo è uno di quei ruoli che, prima o poi, un'attrice vuole interpretare. Ho lavorato sulla dignità di questa donna e, a partire dal primo giorno, l'ho vissuta come un work in progress. Con Fabrizio, abbiamo vissuto tre settimane veramente come se stessimo vivendo un viaggio d'amore e tutte quelle sensazioni. E, forse, la cosa più bella è proprio la trasformazione dell'amore coniugale in amore materno.
    Fabrizio Bentivoglio: Io non avevo mai girato così tanto all'interno di un teatro di posa, quindi, per uno come me, abituato a fare un cinema che si svolge principalmente in strada, stare tutto quel tempo dentro Cinecittà è stata un'esperienza fantastica. Prima di leggere la sceneggiatura, nell'ascoltare la storia raccontata da Pupi sembrava quasi che si trattasse di una favola per bambini.

    Per il personaggio di Lino vi siete forse ispirati al Peter Sellers di "Oltre il giardino"?
    Fabrizio Bentivoglio: No, non ho mai pensato a "Oltre il giardino", nonostante Charles il giardiniere fosse uno dei miei personaggi preferiti. Poi, spesso non prendo ispirazione da personaggi visti nei film, ma da persone vere.

    Questo è il terzo film che Francesca Neri gira con Pupi Avati…
    Francesca Neri: Sì, è vero. Io dico sempre che stiamo facendo un pezzettino di strada insieme. Pupi è un bravissimo regista, mi fa veramente sentire ogni volta di crescere un po' di più, sia come donna che come attrice e, per una come me, non più così giovane, ciò rappresenta una grande cosa.

    A questo punto, ascoltiamo cosa possono raccontarci gli altri attori…
    Lino Capolicchio: La telefonata di Pupi è stata: "Mi dispiace Lino, ma ho un personaggio per te" (ride). Pupi non so come definirlo, un padre, un fratello maggiore, per me dirgli di no è impossibile, non lo farei neanche sotto tortura. La cosa più emozionante è stato l'incontro con Francesca, perché, forse voi non lo sapete, ma io sono stato il suo scopritore. Infatti, quando insegnavo al Centro sperimentale di cinematografia, la mattina del suo esame di ammissione io dovetti sostituire Sergio Leone e incontrai questa ragazza molto carina, ma incapace sia di sostenere un provino che di aprire bocca; però, avevo capito che in lei c'era dell'interiorità. Inoltre, su questo set ho ritrovato Serena Grandi, che conobbi quando aveva diciassette anni e portava le treccine su un viso delizioso. Stavo girando "Jazz band" con Pupi e me la presentò una comparsa dicendomi che una sua amica voleva conoscermi. Non avrei mai immaginato che un giorno avrebbe fatto l'attrice.
    Serena Grandi: Sì, è tutto vero. Io ringrazio Pupi per avermi chiamata per la seconda volta, dopo "Il papà di Giovanna". Mi ha cambiato la carriera e anche la vita.
    Manuela Morabito: Io me la batto con Lino Capolicchio, perché questo è il sesto o settimo film che faccio con Pupi. Sono immensamente grata ai fratelli Avati, perché sono persone di antichi e grandi valori, si apprende molto da loro.





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