Salvador Dalí - Il sogno si avvicina

Milano , Palazzo Reale 22 settembre 2010 – 30 gennaio 2011

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    22/9/2010

    Salvador Dalí, Il sogno si avvicina


    50 opere in mostra a Palazzo Reale




    Salvador Dalí
    Il sogno si avvicina
    Milano, Palazzo Reale
    22 settembre 2010 – 30 gennaio 2011



    Torna a Milano dopo 50 anni il genio di Salvador Dalí: a Palazzo Reale una mostra che indaga sul rapporto del grande artista spagnolo con il paesaggio, il sogno e il desiderio.



    L’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE presentano a Palazzo Reale, dal 22 settembre 2010 al 30 gennaio 2011, “Salvador Dalí. Il sogno si avvicina” a cura di Vincenzo Trione.


    L’esposizione è resa possibile grazie alla straordinaria collaborazione della Fondazione Gala-Salvador Dalí di Figueras e si avvarrà di importanti prestiti provenienti da musei nazionali e internazionali quali la Fondazione stessa, il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, il Dalí Museum di St. Petersburg in Florida, il Boijmans Museum di Rotterdam, l’Animation Research Library dei Walt Disney Animation Studios di Burbank in California, la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, il Mart di Rovereto e i Musei Vaticani.


    La mostra, promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale con 24 ORE Cultura – GRUPPO 24 ORE in collaborazione con Unipol Gruppo Finanziario e con il sostegno dell’Ufficio Spagnolo del Turismo di Milano, presenta oltre 50 opere di Salvador Dalí, che indagano in modo approfondito il rapporto tra pittura e paesaggio.
    L’artista spagnolo ritorna così a Milano dopo la mostra personale che si svolse nell’ottobre del 1954 a Palazzo Reale, nella Sala delle Cariatidi. La stessa Sala delle Cariatidi da cui trasse ispirazione per la sede della sua casa di Figueras, oggi sede della Fondazione Gala-Salvador Dalí.



    Abbiamo di nuovo bisogno di Dalí per evadere da una condizione spesso noiosa, prevedibile. E questa esposizione ci serve proprio per fare una breccia nel conformismo culturale e trasmettere così tutto il potere della creatività. – spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory - Perché il sogno è dentro di noi ed è una delle forme della realtà e del desiderio che l’arte racconta e attraverso le quali l’arte si racconta. Dalí a Milano è la cifra della creatività al potere o meglio del potere della creatività. Una relazione imperdibile”.



    L’allestimento èa cura dell’architetto Oscar Tusquets Blanca, amico e collaboratore di Salvador Dalí: autore, insieme con il Maestro surrealista, della sala Mae West nel museo di Figueras e del famoso sofà Dalilips.
    Per la prima volta la sala di Mae West verrà realizzata all’interno del percorso espositivo così come fu ideata dallo stesso Dalí: una sorprendente installazione contemporanea.

    Salvador Dalí. Il sogno si avvicina” si avvale di un comitato scientifico d’eccezione composto da studiosi di altissimo livello internazionale: Montse Aguer, direttore del centro di studi daliniani della Fondazione Gala-Salvador Dalí; Hank Hines, direttore del Dalí Museum di St. Petersburg Florida; Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani; Francisco Calvo Serraller, eminente studioso di arte moderna spagnola, e Robert Storr, curatore e critico statunitense decano della Yale School of Art.



    Nel percorso della mostra sarà fruibile il cortometraggio Destino di Salvador Dalì e Walt Disney, mai proiettato prima in Italia: Dalí lavorò al fianco di Disney tra il 1945 e il 1946 ma il film fu completato solo nel 2003 grazie ai disegni originali conservati dall’Animation Research Library dei Walt Disney Animation Studios di Burbank in California, alcuni dei quali saranno eccezionalmente esposti grazie alla collaborazione con The Walt Disney Company.

    Accompagna la mostra l’ampio catalogo con testi di Vincenzo Trione, Montse Aguer, Paolo Bertetto, Robert Storr, Oscar Tusquets Blanca, Catherine Millet, Bruce Sterling, pubblicato da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE.

    L’Università IULM di Milano è partner ufficiale della mostra.


     


     



     


    Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí Domènech, marchese di Púbol (Figueres, 11 maggio 1904 – Figueres, 23 gennaio 1989)


    La scoperta delle immagini invisibili era scritta nel mio destino. Vedere le immagini prendere una forma sempre più precisa quando fissavo le macchie di umidità di un vecchio muro costituì uno dei giochi preferiti e più avvincenti della mia infanzia. Potevo vedere qualsiasi cosa […] tanto è prolifica la fonte delle visioni paranoiche.
     
    Salvador Dalí, Io non sono pazzo


     


    LE SEZIONI DELLA MOSTRA



    La mostra intende approfondire il rapporto tra l’artista spagnolo e il tema del paesaggio. Si tratta di un aspetto poco conosciuto dal grande pubblico, che offre inattesi spunti di riflessione in merito al legame di Dalí con la pittura rinascimentale italiana, il surrealismo e la metafisica, in un processo che, secondo il curatore Vincenzo Trione, porta il pittore dal caos dell’inconscio al silenzio.
    Quadri che vogliono documentare un “altro” Dalí: mistico, religioso, spirituale.




    1 Paesaggi storici: guardare dietro di sé e intorno a sé.
    Nella prima Stanza dedicata alla Memoria saranno accostate le opere che illustrano il rapporto dell’artista con il passato come La Venere di Milo con tiretti, proveniente dal museo Boymansvan Beuningen di Rotterdam, o le tele dedicate a Velaquez.
    Nella successiva Stanza del Male è illustrato il rapporto dell’artista con la contemporaneità: in particolar modo il tema affrontato è quello legato alla guerra (come nella Melanconia Atomica del Reina Sofia di Madrid e nel Visage de la guerre del Boijmans Museum di Rotterdam

    2 Paesaggi autobiografici: guardare dentro di sé
    Nella Stanza dell’Immaginario sono presenti le opere più legate al periodo surrealista, in cui l’artista approfondisce le tematiche legate all’inconscio, all’introspezione e alla ricerca di sé: dalle Tre età dal Museo di St.Petersburg (Florida) alla Ricerca della quarta dimensione della Fondazione di Figueras.

    L’immaginario surrealista, poi. prenderà vita all’interno della Stanza dei Desideri dove sarà ricostruita, in modo filologicamente ineccepibile e inedito, la celebre Stanza di Mae West ad opera dell’architetto Oscar Tusquets Blanca, che fu co-autore del progetto: come scrisse lo stesso Dalí in un’intervista (esposta in mostra) gli specchi utilizzati a Figueras dovevano essere in realtà sostituiti con schermi televisivi, confermando ancora una volta la sua precoce mediatica.

    3 Paesaggi dell'assenza: guardare oltre di sé
    Infine, Dalí abbandona la rappresentazione della persona umana.

    E nella Stanza del Silenzio si fa sempre più forte l’assenza della figura sino alla sua sparizione e al trionfo del paesaggio. In un rimando metafisico che ha il suo climax nel Cammino dell’enigma (Fondazione Gala- Salvador Dalí Reina Sofia).

    La Stanza del Vuoto è il punto di arrivo dove la pittura di caos si trasforma in pittura del silenzio. Dapprima, scenari segnati da desolanti inquietudini. Poi, addirittura l’astrazione, come testimonia l’ultimo olio dipinto dall’artista prima della morte, nel 1983, Il rapimento di Europa (conservato a Figueras): un monocromo azzurro, spaccato da ferite, quasi un involontario cretto.

    4 Epilogo
    La sezione conclusiva del percorso espositivo è una sintesi. Vi si documenta il rapporto tra Dalí e Walt Disney.

    In esposizioni, quadri che rivelano richiami classici, memorie rinascimentali, atmosfere metafisiche e iconicità pop.
    Ogni sezione è accompagnata da ampie sezioni documentarie dove lo stesso Dalí, attraverso interviste e apparati video, racconta il suo rapporto privilegiato con alcuni dei luoghi e dei paesaggi a lui più cari, come gli stessi paesi della Catalogna, che diventano il suo rifugio e sede della Fondazione a lui intitolata (Figueras, Cadaques, Portlligat), l’Italia e l’amata Parigi.


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    Chi entra in questa mostra badi: bisogna imparare a dire la verità chiudendo gli occhi, non aprendoli. E giova sapere che Dalí non è di fronte a noi, ma dentro ognuno di noi. Chiediamo perciò di avere il coraggio di aprire un’altra porta, quella della fantasia, combattendo, così come l’artista scriveva nel suo discusso manifesto (La mia lotta), per una ricerca senza fine: “Contro la Semplicità - Per la Complessità; Contro l'Uniformità - Per la Diversificazione; Contro il Collettivo – Per l’Individuale; Contro il Macchinismo - Per il Sogno; Contro l'Astrazione - Per il Concreto; Contro il Sole - Per la Luna; Contro i Fantasmi - Per gli Spettri; Contro il Tempo - Per gli Orologi molli; Contro lo Scetticismo - Per la Fede”.
    E ora, cinquantasei anni dopo la prima esposizione di Salvador Dalí a Milano, allestita a Palazzo Reale nel 1954, questa grande personale sull’artista catalano indaga il suo inquieto universo poetico offrendo particolare risalto ai temi del sogno, del desiderio, del paesaggio surreale.


    In collaborazione con la Fundació Gala-Salvador Dalí di Figueres (già sede della casa del pittore. per la quale egli si ispirò proprio alla Sala delle Cariatidi), e con gli importanti prestiti del Dalí Museum di Saint Petersburg (Florida), del Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam e del Museo Nacional Reina Sofia di Madrid, un’esposizione per entrare nelle visioni, interrogare i personaggi, decifrare gli oggetti che animano le tele di Dalí.

    Definito il “pittore freudiano dei nuovi peccati”, capace di trasporre per immagini le pieghe della vita segreta con “le gratificazioni, gli sdoppiamenti e i desideri insoddisfatti”, Dalí ci parla, in tal modo, del potere dei sogni.
    Ne abbiamo davvero bisogno.

    Per evadere e insorgere contro la volgarità fine a se stessa che si rivela essere un prevedibile custode del nulla. Contro il conformismo culturale che maschera un’economia in crisi per rivivere e gustare il sapore dell’esperienza surrealista attraverso le forme e le figure dell’arte. Dalí a Milano rappresenta dunque la cifra della creatività al potere. O meglio del potere della creatività.
    Una prospettiva, uno sguardo che erompe dalla conformità e si apre a nuove relazioni, inattese rivelazioni, differenti profondità. Fra referenze passate e coeve: Velázquez, Vermeer, Raffaello, Picasso, Miró, Miralles, Dalí mette in scena il proprio immaginario fra sperimentazione e suggestione onirica, inquietudine e tecnica, provocazione e modernità. Fra gli “Oggetti ultracivilizzati del '900” che, in certo senso, ne accentuano una “sensibilità pop” e nell’uso plurale dei linguaggi artistici che paiono dare corpo all’affermazione di André Breton secondo la quale il linguaggio è stato dato all’uomo perché ne esplori tutte le possibilità e ne faccia “un uso surrealista”.


    In effetti, l’immaginazione in Dalí non è deformazione dell’immagine, ma la sua continuazione nella direzione di un’anima, di una relazione, di una composizione nell’al di qua della realtà. L’immaginazione è il “prima dell’immagine”. Perché Dalí parla a noi attraverso il tempo. Le lancette del suo orologio scandiscono l’anticipo dell’uomo rispetto al destino. Da qui nasce la necessità, di più, l’urgenza di immaginare un’altra dimensione che non alluda a una realtà subordinata al sogno, ma a una diversa realtà. Come dire: niente è più reale del sogno.
     
    Massimiliano Finazzer Flory




    Ufficio stampa 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE
    Giulia Zanichelli |
    [email protected] | tel. 02 30076255
    Sara Lombardini |
    [email protected] | tel. 02 30076329

    Ufficio stampa Comune di Milano
    Francesca Cassani | tel. 02 88450177 |
    [email protected]


    orari: lunedì 14.30-19.30;
    martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30-19.30;
    giovedì e sabato 9.30-22.30.


    PALAZZO REALE
    Piazza Del Duomo 12
    20122 MILANO
    Tel. +39 02875672 -
    www.comune.milano.it/palazzoreale






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