Ernia addominale : le tecniche mini invasive

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    28/5/2010

    Ernia: le tecniche mini invasive


    Specialmente dopo un taglio cesareo



    Un dramma per una donna.  Quando, dopo un taglio cesareo, compariva improvvisamente, dopo uno sforzo, un’ernia addominale, la soluzione fino ad oggi era riaprire, rioperare. I chirurghi dovevano sottoporre la neomamma ad un altro intervento di importante chirurgia generale per asportare l’ernia: un altro taglio nell’addome, altra sofferenza, un’altra cicatrice. Oggi però, grazie alle nuove tecnologie, i chirurghi stanno mettendo a punto un'altra possibilità meno cruenta: non asportare l’ernia, ma bloccarla all’interno dell’addome, grazie alla chirurgia mininvasiva.



    In pratica si cerca di correggere quello che in gergo medico si definisce laparocele, ovvero l’ernia post operatoria, utilizzando la tecnica laparoscopica .La pratica, già realizzata su migliaia di pazienti, è certamente un gran passo avanti. A confermare i successi della metodica, i dati presentati a Paestum (Sa) nel corso del 29esimo congresso nazionale ACOI – associazione chirurghi ospedalieri italiani. Dati positivi, che spingono gli specialisti ad organizzare la prima Consensus Conference sul tema per informare gli altri centri chirurgici sui risultati ottenuti.
     
    Ma in cosa consiste l’intervento?
    “Si praticano solo tre fori di un centimetro l’uno. dai quali viene introdotto il laparoscopio, spiega  il dottor Diego Cuccurullo, presidente della prima Consensus Conference sul Laparocele laparoscopico e primo aiuto chirurgo presso l’UOC di Chirurgia generale laparoscopica e robotica dell’ospedale Monaldi di Napoli. Il laparoscopio è uno strumento dotato di due canali ottici: uno porta la luce all’interno dell’addome, l’altro trasmette l’immagine degli organi su un monitor. L’ernia viene fatta rientrare nella cavità addominale e, in corrispondenza della ferita da cui era fuoriuscita, viene posizionata una protesi, una sorta di rete, che chiude la lacerazione e rinforza la parete addominale”. 


    La procedura consente, spiega il professore, di ottenere la riduzione del trauma, del dolore post operatorio e della degenza. Unico neo della metodica, il fatto che, per ora, viene realizzata in sicurezza solo in pochi centri italiani: viene infatti realizzato in sicurezza oltre all’ospedale Monaldi di Napoli, l’ospedale San Agostino Estense di Modena, l’Istituto Scientifico Humanitas di Milano, il Policlinico di Bari e l’ospedale Civico Palermo.


    Grazie alla Consensus conference di questi giorni, però, l’incontro dei chirurghi con gli specialisti che già mettono in pratica con successo e sicurezza la metodica permetterà di diffondere sul territorio italiano la conoscenza di una tecnica che migliora molto la vita dei pazienti.


     


    Federica Morandi

     
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