CALVIZIE: DIAGNOSI E RIMEDI

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    CALVIZIE: DIAGNOSI E RIMEDI

    Caduta dei capelli, la calvizie è curabile ma non guaribile

    di Adele Sarno

    È un disturbo che colpisce undici milioni di persone, soprattutto uomini. Non esistono terapie miracolose, ma è importante rivolgersi a uno specialista alla comparsa dei primi segni: soltanto così si può evitare il peggioramento


    C’è chi rasa i capelli per nasconderne la caduta. Altri cercano cure miracolose o ricorrono a riporti e parrucchini per sentirsi meglio. La calvizie è un problema per undici milioni di italiani e riguarda principalmente gli uomini. Nel 10% dei casi è precoce e arriva già a vent’anni ma generalmente colpisce i quarantenni.

    Chi cerca un rimedio rimarrà deluso, perché la caduta dei capelli è un disturbo che difficilmente si risolve: al massimo si può arginare. È importante rivolgersi a uno specialista alla comparsa dei primi segni: grazie a una diagnosi precoce infatti si può evitare il peggioramento del disturbo.

    “Non esistono terapie miracolose per trattare la calvizie – spiega la professoressa Marcella Ribuffo, dirigente medico dermatologico dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata di Roma (Idi) – sbaglia chi vende il sogno di una capigliatura folta, dimenticando la propria etica professionale. È bene chiarire che esistono cure che bloccano momentaneamente il quadro clinico, utili soprattutto per i più giovani, che agiscono evitando un peggioramento senza favorire la ricrescita. Sono quelle a base di minoxildil e finasteride, ma solo un medico o un istituto specializzato può consigliarle, anche perché quella a base di finasteride non è adatta alle donne”.

    CALVIZIE, COME SI MANIFESTA
    Ogni giorno una persona perde tra i 10 e i 50 capelli. Quando sono più di 100, la caduta è anomala. “Bisogna però stabilire se l'aumentata perdita sia una conseguenza della calvizie o se derivi da altri fattori. Solo il medico dermatologo può effettuare una corretta diagnosi e distinguere tra la caduta dei capelli e la calvizie. Molti infatti le confondono sbagliando”.

    La perdita può dipendere da fattori stagionali, come la primavera o l’autunno, ma anche dai lavaggi o dai trattamenti a cui viene sottoposto il capello. La calvizie o alopecia androgenetica invece è segno di un quadro clinico patologico ben definito. Questa, continua a spiegare la specialista, dipende da una carenza di ormoni androgeni, cioè quelli maschili, e da una predisposizione genetica, ovvero ereditaria.

    È caratterizzata da un diradamento in corrispondenza della regione centrale del cuoio capelluto (regione frontale e del vertice). I capelli diventano più sottili, si modifica la consistenza e il colore. “Si tratta del cosiddetto processo di miniaturizzazione, cioè quando il capello si assottiglia perché si sta rimpicciolendo il follicolo. A questo punto i capelli assottigliati hanno una durata del ciclo di crescita più corta e cadono più del normale”.

    COLPISCE PRIMA GLI UOMINI CHE LE DONNE
    L’alopecia nell’uomo compare intorno ai 20 anni ma peggiora nel tempo. L’entità e la velocità con cui si esteriorizza l’alopecia varia a seconda dell’ereditarietà.

    “Nella donna, l’esordio in genere e più tardivo – continua la Ribuffo – ma soprattutto meno marcato per motivi di ordine patogenetico.


    La calvizie infatti è dovuta ad una maggiore sensibilità dei recettori per gli androgeni, in corrispondenza del cuoio capelluto, quindi mentre negli uomini è sufficiente una normale produzione di androgeni più una predisposizione genetica, per l’altro sesso serve un’accentuata predisposizione genetica (generalmente da parte della madre)”.

    La calvizie va indagata bene anche nella donna: può infatti essere spia di una patologia ovarica o corticosurrenale.

    I TEST PER RICONOSCERLA
    Esistono vari livelli di calvizie e per valutarne la gravità c’è la scala di Hamilton per l’uomo e quella di Ludwig per la donna. “Può anche essere utile fare un esame del capello. Si chiama tricogramma e fornisce informazioni sull’andamento evolutivo del disturbo. Si strappa con un'apposita pinza un ciuffo di circa 50 capelli e il medico lo esamina al microscopio. In questo modo si valuta il grado di assottigliamento dei capelli e l’entità della caduta”.

    Ad ogni modo, conclude la Ribuffo, è sempre bene seguire una terapia indicata da uno specialista, che sappia valutare caso per caso la cura adatta, sia all’uomo sia alla donna, e anche l’eventualità del trapianto. L’intervento infatti non sempre è risolutivo, la riuscita dipende dai capelli innestati ma anche dai capelli che sono rimasti. “Se questi iniziano ad assottigliarsi allora la calvizie può anche peggiorare nonostante il trapianto”..


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    Capelli, le risposte ai dubbi più comuni

    In autunno si perdono di più, lavarli tutti i giorni fa male e il gel rende calvi? Ecco alcune risposte alle domande più comuni sui capelli. Risponde la professoressa Marcella Ribuffo, dirigente medico dell’Istituto Istituto dermopatico dell'Immacolata (Idi)



    * In autunno cadono i capelli?
    Non è detto ma generalmente è così. Alcuni studi indicano che fra le cause di questa aumentata caduta autunnale può essere importante l'esposizione al sole durante l'estate. In alcuni casi cadono di più anche in primavera

    * Lavarsi i capelli tutti i giorni fa male?
    Sempre meglio lavarli spesso, anche quotidianamente con piccole dosi di shampoo. Il prurito è come la forfora, un segno della dermatite seborroica. Averla significa perdere capelli che, più deboli, cadono

    * Con il casco cadono di più?
    Non solo salva la vita ma protegge anche il capello. Indossarlo, soprattutto d’estate, aiuta a riparare il cuoio capelluto da scottature e vento

    * Il gel fa rimanere senza capelli?
    Il gel, come gli altri prodotti cosmetici per capelli, non penetra nel follicolo ma resta in superficie. Il capello non ne risente. La situazione può peggiorare solo in presenza di dermatiti

    * Il balsamo ostacola la caduta?
    Non impedisce la caduta dei capelli. Ma li rende lucidi e morbidi, inoltre forma una pellicola che li protegge dai danni ambientali

    * Tagliarli spesso fa bene?
    Grazie al taglio si possono eliminare le doppie punte, le parti danneggiate e c’è una maggiore pulizia del cuoio capelluto. Ma i capelli non si rinforzano tagliandoli

    * La tintura li rovina e causa la caduta?
    I capelli cadono per la tintura solo se causa allergia. È importante pulire bene il cuoio capelluto da residui. Se c’è alopecia androgenetica femminile è meglio non usarle, alcuni prodotti possono contenere sostanze che assottigliano i capelli

    * L’acqua del mare fa bene?
    Il sale marino e il sole seccano il capello ma non favoriscono la caduta. Meglio utilizzare i prodotti protettivi
    * Il cloro della piscina li fa cadere?
    L’acqua della piscina li rovina, in quanto causa doppie punte, ma non li fa cadere

    A. Sa.



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    All'origine della caduta

    La caduta dei capelli può essere irreversibile (come quella di origine genetica o androgenica) o temporanea. In media, ciascuno ha 100-150 mila capelli e ne perde fino a 100 al giorno; la vita media di un capello è di 3-7 anni, la crescita giornaliera è di 0,3 millimetri, quella mensile è di 1 centimetro.


    Genetica È la causa principale della perdita definitiva dei capelli, difficile da prevedere perché la predisposizione genetica alla calvizie salta anche molte generazioni. Per adesso si può fare ben poco.

    Androgenica È molto diffusa, affligge più gli uomini delle donne. Dipende da un eccesso
    di testosterone che, reagendo con l'alfa-5-reduttasi, dà origine al diidrotestosterone, sostanza che inibisce lo sviluppo del bulbo e ne provoca l'atrofizzazione. Esiste un farmaco che blocca l'alfa-5 reduttasi, la finasteride.

    Sangue L'insufficiente apporto di sangue ai bulbi è una delle cause più comuni della caduta. Si può verificare quando i vasi sono sclerotici, a partire dai 40 anni o anche prima. Molti di coloro che soffrono di artrosi cervicale, che porta al restringimento dei vasi del collo, hanno una perdita di capelli che si può contrastare con fluidificanti del sangue o antinfiammatori.

    Carenze alimentari Carenze di ferro e un'eccessiva perdita di peso rallentano il normale metabolismo del bulbo. Un'integrazione con sali minerali può riportare la capigliatura alla normalità.

    Variazioni ormonali Menopausa, parto e gravidanza, con le oscillazioni ormonali, l'assunzione di contraccettivi, alcune patologie della tiroide favoriscono la caduta..

    Stress e fattori psicosomatici Lo stress attiva geni che favoriscono la caduta dei capelli. Quindi, se si notano indizi preoccupanti, non farsi prendere dal panico, ma andare da un medico: l'ansia può solo peggiorare la situazione

    Farmaci Tra le cause più note di calvizie reversibile c'è la chemioterapia, ma anche altri farmaci possono indebolire i capelli; gli effetti spariscono gradualmente alla sospensione della terapia. Anche la vitamina A e il beta carotene, in eccesso, possono indebolire i capelli.

    Altre malattie Molte patologie, soprattutto se di origine autoimmune come il lupus, possono far cadere i capelli: così infezioni, quali la clamidia, o alcune forme tumorali tra cui quelle dell'ovaio.


    Ultravioletti e infrarossi Il sole innesca fenomeni ossidativi che danneggiano tanto il fusto (indebolendo il capello), quanto il bulbo (aumentando il rischio di caduta), soprattutto se i capelli sono già sfibrati o secchi. Esistono in commercio filtri solari per i capelli, ma la soluzione più efficace resta indossare un cappello. I capelli scuri assorbono più raggi infrarossi e si scaldano di più di quelli chiari, arrivando fino a 40 gradi: sono però più protetti di quelli chiari dai raggi ultravioletti, grazie al maggior contenuto di melanina. Il sole giova a chi ha la forfora.

    Salsedine L'acqua di mare, con i sali, toglie acqua al capello così come fa il sole: per questo dopo il bagno è opportuno sciacquare la testa. I prodotti migliori in tal senso sono quelli eudermici, nati per essere usati con l'acqua salata, che non producono schiuma, non rimuovono la protezione naturale, ma solo i sali in eccesso.




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    Il mio regno per un capello

    di Agnese Codignola

    La calvizie colpisce milioni di uomini. Ma ora si può combattere. Con test genetici sulla predisposizione e sulla ereditarietà. E con le cellule staminali del bulbo


    Geni, e cellule staminali. Sono queste le parole magiche per milioni di persone che vedono inesorabilmente diradare la propria capigliatura, e a cui la scienza finora non ha saputo proporre che palliativi, o rimedi estremi come il trapianto. Gli studi, iniziati molti anni fa, stanno finalmente approdando a qualcosa di più che indicazioni teoriche. Ne è un esempio il test genetico che rivela la predisposizione alla calvizie collegata al testosterone, una delle più diffuse, nota come androgenetica. Spiega Antonella Tosti, docente di dermatologia all'Università degli studi Alma Mater di Bologna: "Il test è del tutto innocuo perché fatto su un campione di saliva e analizza le varianti di un gene: la variante G, che indica un rischio del 70 per cento di sviluppare un'alopecia androgenetica grave prima dei 40 anni, e la variante A, collegata, invece, a una probabilità di circa il 70 per cento di non sviluppare la malattia".

    Il test è dunque il primo risultato concreto di una ricerca che per molti anni si è concentrata sulla caccia al gene responsabile della caduta dei capelli. Invano: perché esistono molte forme di calvizie diverse e perché, come in tutte le altre malattie, da soli i geni di solito non bastano. Lo sforzo ha portato a capire alcuni aspetti fondamentali del fenomeno: è di pochi mesi fa la pubblicazione, sullo stesso numero di 'Nature Genetics', di due studi considerati pietre miliari.

    Il primo è stato condotto dai ricercatori dell'Università di Bonn e Düsseldorf che, analizzando oltre 500 mila siti nel Dna di 300 calvi, hanno mostrato come esistano due zone specifiche del cromosoma 20 strettamente collegate alla calvizie. I ricercatori tedeschi nel 2005 avevano spiegato un altro mistero, dimostrando che le forme ereditarie, a più forte componente genetica, vengono trasmesse solo dalla madre; per questo chi ne è colpito ha una calvizie che ricorda quella del nonno o di antenati lontani generazioni, ma sempre del ramo materno.


    Nel secondo studio i ricercatori della McGill University di Montreal hanno analizzato il Dna di oltre 1.200 uomini e scoperto che il rischio di calvizie aumenta molto se sono presenti alcuni profili genetici, sempre nel cromosoma 20; lo studio è stato cofinanziato dalla GlaxoSmithKline, segno che l'industria sta fiutando possibili ricadute cliniche."In futuro si sfrutteranno meglio queste conoscenze, come quelle sugli altri geni indicati negli ultimi anni come responsabili della capigliatura", dice Tosti, "ma siamo ancora lontani da uno 'shampoo genetico'".

    Più vicina appare invece la prospettiva di sfruttare le caratteristiche delle cellule staminali del bulbo. La presenza di staminali è stata ipotizzata parecchi anni fa, e poi dimostrata al di là di ogni dubbio. Ne esistono due riserve: una per le cellule che danno origine al fusto del capello e ne determinano la struttura (cheratociti), e una per i melanociti, responsabili della colorazione. Racconta Michèle Martin, direttrice del Laboratorio di genomica e radiobiologia dei cheratinociti del Cea (Commissione per l'energia atomica) di Evry, in Francia: "Il follicolo pilifero è un ottimo esempio di quella che in biologia è definita nicchia, unità funzionale in cui convivono, in un equilibrio dinamico, cellule staminali da cui hanno origine i cheratinociti e i melanociti, e cellule già mature, specializzate. In ogni ciclo vitale il capello attraversa tre fasi: la 'anagen', di crescita, in cui i cheratinociti si dividono per dare vita al fusto e i melanociti conferiscono la colorazione; la quiescenza, in cui i follicoli si restringono fino a perdere tre quarti del volume, e la fase in cui i capelli cadono, ma si forma una capsula piena di staminali pronte a dar vita a un nuovo follicolo. Oggi siamo in grado di seguire le evoluzioni dei diversi tipi cellulari perché abbiamo individuati alcuni marcatori delle popolazioni di cellule, e abbiamo capito che l'elemento più importante è il microambiente, perché gli equilibri della nicchia, le maturazioni delle staminali, le attività di proliferazione e migrazione o, viceversa, il declino e l'atrofizzazione, sono fortemente influenzate da ciò che accade all'esterno".

    (13 agosto 2009)



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    Sempre in forma

    Come mantenere i capelli sani? Ecco le regole secondo Marcello Monti, responsbile della dermatologia dell'Istituto Clinico Humanitas di Milano


    SEMPRE PULITI
    Il capello è sensibile allo sporco: i capelli sporchi cadono più spesso e si depositano sulla pelle, bloccando la traspirazione e favorendo cattivi odori e forfora. Lavateli ogni volta che è necessario: quella dei lavaggi frequenti che sarebbero nocivi è una leggenda.

    COME LAVARLI
    Gli shampoo sono detergenti ad alto potere sgrassante, da usare solo in piccole quantità e da sciacquare subito. La pubblicità di massaggi energici e prolungati del cuoio capelluto è fuorviante: così si favorisce l'irritazione della cute e la formazione di forfora. Se i capelli non sono in salute, gli shampoo possono aggravare il disturbo; meglio ricorrere a creme specifiche, che puliscono ma non irritano.

    COME ASCIUGARLI
    I capelli vanno asciugati con una spugna morbida e poi con il phon, da usare il meno possibile perché il calore li sfibra, secca la cute e favorisce la formazione di sebo.

    DAL PARRUCCHIERE
    Lacche e gel non sono nocivi. Però favoriscono l'assorbimento dello sporco: quindi occorre lavare i capelli più spesso. Generalmente tinture e le decolorazioni non danneggiano i capelli: ma attenzione ai rimedi artigianali, che invece possono scatenare allergie.

    (13 agosto 2009)



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    Parla il mago del trapianto
    che ha ridato la chioma a Berlusconi

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    Il testimonial più famoso è il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Come lui, 5 mila italiani ogni anno ricorrono a chirurghi e centri tricologici per porre rimedio al diradamento dei capelli con un trapianto estetico. Che ha regole ben precise, come spiega Piero Rosati, professore a contratto dell'Università degli studi di Ferrara, l'uomo che ha ridato la chioma al primo ministro: "Primo, i capelli non si creano. Ma si possono prelevare laddove continuano a esistere, e trapiantarli dove non ce ne sono più. L'operazione va fatta con la massima cura: bisogna tener presente il tipo di calvizie, la velocità di caduta, la densità dei tessuti da usare per il trapianto (ossia, quanti capelli ci sono per unità di superficie), le previsioni sul futuro della capigliatura (si rischia di avere un innesto di capelli anche folti accanto ad aree che ne sono prive, situazione drammatica a cui è poi difficilissimo rimediare), l'età della persona, il suo stato di salute".

    Nel trapianto estetico si prelevano i capelli dalla parte più bassa della testa, quelli più robusti, sia lateralmente che posteriormente, per rimpiazzare i capelli che crescono nelle zone anteriori e superiori del capo, più soggetti alla caduta. Continua Rosati: "Per ottenere un trapianto omogeneo bisogna prelevare una striscia di cuoio capelluto della zona posteriore e poi analizzare ogni porzione, stabilendo quanti capelli ci sono e che caratteristiche hanno. A questo punto esistono diverse modalità di trapianto, tutte finalizzate ad avere un volume di capelli distribuito in misura omogenea". Di norma vengono trapiantati 5-6 mila capelli, con un costo di qualche migliaio di euro. Diverso è invece il trapianto curativo, proposto per esempio ai grandi ustionati, a chi ha fatto una chemioterapia o ha subito un intervento chirurgico.

    Spiega Rosati: "In questi casi si inserisce una sorta di palloncino sottocute in una zona dove i capelli crescono, e lo si gonfia in maniera molto graduale, fino a che la pelle ricoperta dai capelli non è cresciuta in quantità sufficiente. Dopo qualche mese si interviene chirurgicamente, prelevando quel lembo di pelle e trapiantandolo nella zona interessata".

    (13 agosto 2009)


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