Baarìa - La porta del vento (2009)

Regia: Giuseppe Tornatore

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    Baarìa


    Titolo originale: Baarìa
    Nazione: Italia, Francia
    Anno: 2009
    Genere: Drammatico
    Durata:  
    Regia: Giuseppe Tornatore
    Sito ufficiale:  

    Cast: Monica Bellucci, Raoul Bova, Ángela Molina, Enrico Lo Verso, Luigi Lo Cascio, Laura Chiatti, Nicole Grimaudo, Nino Frassica, Aldo, Leo Gullotta, Beppe Fiorello, Vincenzo Salemme, Lina Sastri, Giorgio Faletti, Nino Frassica, Salvatore Ficarra, Valentino Picone
    Produzione: Medusa Film, Quinta Communications, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
    Distribuzione: Medusa
    Data di uscita: Venezia 2009
    25 Settembre 2009 (cinema)

    Trama:
    Una storia, divertente e malinconica, di grandi passioni e travolgenti utopie. Una leggenda affollata di eroi... Una famiglia siciliana raccontata attraverso tre generazioni: da Cicco al figlio Peppino al nipote Pietro... Sfiorando le vicende private di questi personaggi e dei loro familiari, il film evoca gli amori, i sogni, le delusioni di un’intera comunità vissuta tra gli anni trenta e gli anni ottanta del secolo scorso nella provincia di Palermo. Negli anni del fascismo Cicco è un modesto pecoraio che trova, però, il tempo di dedicarsi al proprio mito: i libri, i poemi cavallereschi, i grandi romanzi popolari. Nelle stagioni della fame e della seconda guerra mondiale, suo figlio Peppino s’imbatte nell’ingiustizia e scopre la passione per la politica.



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    Recensione

    Baarìa
    La nuova edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è aperta quest’anno dal film "Baarìa" del famoso regista Giuseppe Tornatore che torna a parlare della sua Sicilia e in particolare stavolta della sua città natale "Baarìa" (nome siciliano di Bagheria, cittadina della provincia di Palermo). Il film ha subito diviso la critica così come il pubblico per il tipo di struttura narrativa in cui la linea del tempo sembra improvvisamente piegarsi per cui il presente e il futuro si confondono fra loro attraverso la dimensione onirica e fantastica. Ecco che ciò che era presente diviene futuro e il futuro diventa passato, un passato ricco di emozioni, sentimenti, sensazioni e, soprattutto, cambiamenti sociali. Grazie ad un budget piuttosto elevato e alla possibilità di disporre a piacimento di circa 150 minuti il cineasta riesce a dar vita, anima e respiro ad un’epopea italiana in cui mescola immagini di fantasia con quelle di repertorio e autobiografiche che rendono la pellicola suggestiva e realistica. "Baarìa" è come l’enciclopedia della storia della Sicilia e dell’Italia e, quindi, dello stesso autore che riversa nel film tutto l’amore per la sua terra natia, assolata, calda, spazzata dal vento i cui abitanti sono ancora oggi molto legati alla tradizione.
    E’ un piccolo mondo fatto di speranze, sogni, disillusioni, ideali, è la vita stessa con la sua bellezza e la sua bruttura rappresentata dal regista con magniloquenza ed arte. Quello che colpisce fin da subito è la tecnica del cineasta che mostra tutta la sua abilità e capacità di colpire lo spettatore e di accompagnarlo attraverso la storia d’Italia usando come punto di riferimento una famiglia di Bagheria. La ricostruzione storica è perfetta nonostante le difficoltà legate al dover rappresentare un periodo così complesso costellato di grandi eventi e cambiamenti. La cittadina di "Baarìa" lentamente si trasforma e cambia così come i suoi abitanti che vivono i grandi eventi della storia italiana. Sono narrate le vicende di tre generazioni di una famiglia di Bagheria: l’occhio indiscreto della telecamera segue la vita di Peppino, interpretato da Francesco Scianna al suo esordio come attore, dalla sua infanzia fino al matrimonio con Mannina (l’esordiente Margareth Madé), e il suo impegno politico oltre che il rapporto con i figli. Attraverso la vita del protagonista il regista cerca di raccontare quasi un secolo di storia italiana dalle due Guerre Mondiali, allo sbarco degli alleati, quindi il Fascismo che lascia il posto al Comunismo, alla Democrazia Cristiana e al Socialismo. Come affermava il filosofo presocratico greco Eraclito (Efesto 535 – 475 a.C.): "Tutto scorre".
    E’ questa l’idea motrice del film che racconta e descrive, che cerca di accompagnare lo spettatore a rivivere quel periodo, le emozioni e la vita di quegli uomini e quelle donne. I dialoghi sono essenziali, sintetici e si fondono con le immagini, con una prorompente scenografia, con i suoni e i colori, con la gestualità e con la mimica dei diversi personaggi, è dunque il "non detto" uno degli elementi portanti del film. E’ un film corale che tocca diversi temi ed elementi: dal rapporto con i genitori, la morte, il lavoro, l’amore, la passione politica, la mafia, la corruzione e molto altro ancora perché l’intento di Tornatore è quello di rappresentare la vita così com’è. Singolare e interessante è la scelta del cineasta di affidare il ruolo di protagonisti a Madé e Scianna entrambi alle prime armi ed esordienti nel cinema e di far interpretare ruoli secondari a grandi attori e personaggi televisivi come Salvo Ficarra, Nino Frassica, Leo Gullotta, Monica Bellucci, Raoul Bova, Vincenzo Salemme, Beppe Fiorello, Luigi Lo Cascio, Valentino Picone, Michele Placido. Il ritmo è lento, ma spesso diviene più vivace in base all’alternarsi delle situazioni vissute, il dramma si mescola con l’ironia e con la comicità.

    La frase: "Si, i comunisti mi piacciono solo perché sono contro i mafiosi".

    Federica Di Bartolo


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    Speciale: interviste.



    03 Settembre 2009 - Conferenza
    "Baarìa"
    Intervista al regista e al cast.
    di Federica Di Bartolo

    Alla miniconferenza stampa per la presentazione di "Barrìa" il nuovo capolavoro di Giuseppe Tornatore, erano presenti Ennio Morricone, Giuseppe Tornatore, Margareth Madè, Francesco Scianna e Maurizio Sabatini. Il film sembra sia costato 25 milioni di euro e la data di programmazione nelle sale cinematografiche è il 25 settembre. La pellicola uscirà in Italia in siciliano italianizzato, ma all'estero sarà in siciliano con sottotitoli in italiano e in inglese, in Sicilia invece verrà presentato solamente in siciliano. Il regista Giuseppe Tornatore ha subito chiarito come per realizzare questo film abbia impiegato circa 3 anni.

    Che cosa significa la frase "Crediamo di abbracciare il mondo però abbiamo le braccia corte"?
    Giuseppe Tornatore: Significa tante cose anche in parte diverse fra di loro. Può essere una frase riferita all'eterno rapporto fra quello che potremmo fare e quello che riusciamo a fare, può essere un concetto che si può anche riferire alla consapevolezza dei nostri limiti o con la consapevolezza della nostra superbia che abbiamo spesso tutti. E' un concetto che mi piace molto perché qualunque sia la spiegazione che ci troviamo ad assumere ognuna di queste spiegazioni non può avere in comune la totale sincerità. Non è una frase che può dire una persona non sincera.

    Cosa rimane agli attori di un film come questo e quale è stato l'aspetto più difficile nell'interpretare i vostri personaggi?
    Margareth Madè: Per quanto mi riguarda, come tutti sapete, è la prima volta in assoluto che recito, perché vengo dalla moda e non avevo alcuna esperienza. Per quanto riguarda la recitazione devo dire che l'aspetto più difficile è stata sicuramente la preparazione e lunghissimi provini dalla prova di gestualità, invecchiamento, recitazione e soprattutto di dialetto. Credo che il dialetto sia stata forse la prova più difficile, perché pur essendo siciliani chiaramente il dialetto cambia da Provincia a Provincia a maggior ragione il dialetto di Bagheria. Inoltre questa esperienza mi ha profondamente cambiata, perché è stato un viaggio assoluto nelle emozioni.
    Francesco Scianna: Questo film ha realizzato il mio sogno. perché fin da quando avevo 15 anni ho sempre desiderato fare un film del genere. Vorrei anche ricollegarmi alla frase detta prima:"Vogliamo abbracciare il mondo ma..", credo che la cosa più importante sia vivere e inseguire il proprio sogno e questo è già sufficiente per poter vivere appieno la propria vita.

    Un piccolo centro può essere il centro del mondo soprattutto adesso che si parla di dialetti nello spettacolo?
    Giuseppe Tornatore: Il discorso è che tutti gli abitanti di qualunque centro di provincia vivono il proprio paese come fosse il centro del mondo. E' un fatto eterno, è sempre stato così. Credo sia stato Stendhal ad aver detto "Se vuoi raccontare il mondo, racconta il tuo paese, fai prima". Il fatto del dialetto centra fino ad un certo punto, dato che il dialetto ora è diventato un argomento di cronaca si parla di dialetto. Un piccolo centro di provincia forse per la sua caratteristica di essere un mondo ridotto ai minimi termini a volte aiuta a capire cose che invece nel mondo vero è più difficile capire. E' un mondo ridotto ai minimi termini che rende più chiaro talvolta il rapporto tra bene e male, tra l'essere e l' apparire, il rapporto tra i sogni e le delusioni, le sorprese che a volte la vita ti riserva. Tutti concetti che in un centro piccolo riesci a mettere meglio a fuoco, ma questo riguarda qualsiasi centro di Provincia, non soltanto quello dove sono nato.

    Il ruolo dell'ironia perchè questo film commuove e fa anche ridere
    Giuseppe Tornatore: Era l'idea iniziale. Da quando ho cominciato a elaborare tutti i materiali raccolti in tanti tanti anni ho immediatamente sentito che lo spirito del film doveva essere articolato fra ironia,addirittura la comicità dove fosse stato possibile, e il dramma. Per usare un luogo comune che nel cinema prima veniva citato spesso specialmente dai produttori ed oggi non più: "Se un film riesce a far ridere e piangere contemporaneamente allora è un buon film". Queste vecchie ricette non le ricorda più nessuno, per cui pensavo chissà se raccontando questa storia si può riuscire ad applicare almeno in parte quel tipo di ricetta. Ho trovato questo luogo comune pertinente alla storia, non che volessi applicarlo freddamente solo per strategia, ma effettivamente nello sviluppo della storia era perfetto. Inoltre una delle cose che si impara in un paese come Bagheria, nel corso degli anni, è che si può ridere di tutto, anche delle cose più tragiche. Può anche accadere quindi che nel momento in cui un personaggio importante sta per morire il dramma si ribalti in un attimo in una situazione comica, come accade ad esempio per la morte di Cicco che è una delle mie scene preferite.

    Secondo lei gli italiani emigrati nel mondo saranno fieri e orgogliosi nel vedere il suo film? C'è il tema dell'immigrazione e anche un impegno, pur essendo girato in un'epoca diversa, contro la mafia?
    Giuseppe Tornatore: Nel film si parla di molte cose, è un film corale molto complesso. Ci sono echi che riguardano l'emigrazione o che riguardano la mafia, ma ci sono molte altre cose perché non è un film pensato solo per un pubblico siciliano, anzi è l'opposto. E' una storia ambientata in un luogo circoscritto siciliano, ma che vuole parlare a tutti e spero che possa parlare a tutti e non solo ai siciliani emigrati nel mondo.

    Di chi sono le voci che sentiamo alla fine? E quanto conta l'eleganza del personaggio anche come dignità del personaggio? Peppino infatti sta sempre molto attento alla giacca al vestito è sempre bello come un divo americano
    Giuseppe Tornatore: E' molto importante perché è un personaggio che ha delle origini umili e che cambia e acquista dignità e orgoglio di pari passo con l'evoluzione del proprio modo di vedere il mondo, con la sua istruzione politica, con la presa di coscienza politica. L'essere attento al modo di vestire, l'essere elegante, anche se non può permettersi vestiti di qualità, mi sembrava un'idea straordinaria per un personaggio di quella portata. Le voci alla fine della pellicola sono tutti frammenti di registrazioni vere e non un prodotto del doppiaggio o delle riprese del film. Molte sono registrazioni che ho fatto da ragazzo, altre sono frammenti che ho trovato adesso. Le voci, cito a memoria, sono di Ignazio Buttitta, uno dei più importanti poeti dialettali italiani di Bagheria, Renato Gottuso, Dacia Maraini, Ferdinando Scianna. C'è anche una frase detta da mio padre durante una conversazione che ho registrato, c'è un pastore, il poeta Jerome Giardina, c'è la voce di un ex sindaco di Bagheria nel momento in cui si insedia il Consiglio Comunale e fa il giuramento, c'è una casalinga, una vecchia che gestisce una trattoria dove in genere andavano a mangiare gli artisti ce non avevano soldi e lei li faceva mangiare rinviando a chissà quando il pagamento, c'è una persona che io ho amato molto l'Onorevole Giuseppe Speciale che nel '79 era il Consigliere più anziano del mio gruppo ed io ero il Consigliere più giovane. Tutti e due facevamo parte del gruppo comunista. Sono piccoli frammenti che deciso di utilizzare nei titoli di coda insieme a dei rumori che avete sentito, anche questi registrati a Bagheria, il tutto inserito in un contesto musicale ordito dal mio amico e complice Ennio Morricone, come fosse una partitura. Mentre le immagini che sono alla fine durante i titoli sono in parte in bianco e nero e in parte a colori, in entrambi i casi sono girate in 8 millimetri. Le fotografie a colori sono di quando avevo 10 anni mentre quelle in bianco e nero di quando avevo 11 anni. Sono immagini che avevo smarrito e che ho ritrovato solo qualche anno e ho deciso che se un giorno fossi riuscito a fare un film a Bagheria le avrei messe nei titoli di coda.
    Ennio Morricone: Sono il meno adatto a parlare dei film, perchè ero dentro al film e tutti dicono che quando compongo la musica di un film lo amo molto, ma mi sembra un mio dovere amarlo. Questo film l'ho amato molto di più perchè credo che sia uno dei più alti momenti della tecnica, della fantasia della poesia di Tornatore. Amo questo film, ma riesco ad essere obiettivo quando parlo e se fosse un film che alla fine non fosse riuscito non ne parlerei così bene.

    Il film ha avuto la recensione del premier Berlusconi ed è un caso abbastanza unico. Lo ha definito un capolavoro che tutti gli italiani dovrebbero vedere e ha spiegato il perché facendo riferimento al viaggio del protagonista in Russia e al suo ritorno. Cosa ne pensa?
    Giuseppe Tornatore: Non ho letto la recensione, ho appreso solo oggi che alcuni giornali ne avevano parlato e non sapevo nemmeno che Berlusconi facesse il critico cinematografico, però non sono sorpreso, per una personalità così complessa e articolata può anche esserci spazio per il mestiere di critico cinematografico e spero lo faccia bene anche per altri film, non solo per il mio. Non l'ho letta, ma quando qualcuno parla bene del tuo film, non bisogna essere ipocriti, ti fa piacere. L'unica cosa che mi è stata riferita e che ho letto sul quotidiano "L'Espresso" è che il premier sarebbe anche il produttore del film. Se è vero questo, non è frequente che il produttore di un film sia contento, inoltre se è il produttore del mio film devo dire di non averci mai parlato, non ho mai discusso con lui il copione né l'ho mai incontrato. Con me non si è mai comportato da produttore, ma se lo fosse mi fa piacere che gli sia piaciuto il film, perché è raro e forse un produttore questo giudizio lo avrebbe espresso un pochino dopo, mi è sembrato intempestivo. Questo forse dimostra che non è esattamente il suo mestiere quello del produttore, forse fa meglio il critico cinematografico. Lo ringrazio comunque del giudizio, mi rendo conto che visto il tema del film ci possono essere cose che piacciono di più, lo posso capire, però dire che questo film è solo la storia di un comunista che va in Unione Sovietica e torna deluso è un po' riduttivo e una bugia. Il film non parla solo di questo, è un film sincero sul tema della politica e quindi parla anche delle delusioni e sofferenze di chi ha vissuto un'intera vita legata a questo ideale. Sapete inoltre benissimo che nel nostro Paese è antica l'arte di estrapolare solo una frasetta nell'opera di uno scrittore per mandarlo al rogo oppure per renderlo antipatico a qualcuno. Credo che gli sia piaciuto e abbia semplicemente rimarcato solo le cose che lo hanno convinto di più.



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