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Questo piccolo grande amore
Questo piccolo grande amoreTitolo originale: Questo piccolo grande amore Nazione: Italia Anno: 2009 Genere: Commedia Durata: 110' Regia: Riccardo Donna Sito ufficiale: www.questopiccolograndeamore.it Cast: Emanuele Bosi,
Mary Petruolo, Daniela Giordano, Mariella Valentini, Federico Galante,
Claudio Cotugno, Valentino Campitelli, Giulia Amato, Veronica CorsiProduzione: 11 Marzo Film, Medusa Film, Aurora Film Distribuzione: Medusa Data di uscita: 11 Febbraio 2009 (cinema)
Trama:
Primi anni Settanta, a
Roma. Andrea ha diciannove anni, Giulia diciassette. Si incontrano per
la prima volta in un bar, per caso. Ancora non lo sanno, mentre si
scambiano le prime parole e si guardano negli occhi come scoprendosi,
ma quello è un incontro che segnerà per sempre le loro vite. Andrea è
al primo anno di architettura, immagina di poter cambiare il mondo con
i suoi progetti, i suoi disegni, i suoi sogni. Giulia è all'ultimo anno
di liceo classico, è timida, inesperta, impaurita dal primo vero
sentimento della sua vita. Vengono da mondi diversi, hanno amici
diversi, e due vite diverse che li chiamano prepotentemente in
direzioni opposte. Attraversano insieme un pezzo di vita, conoscendosi,
amandosi disperatamente, rifugiandosi uno nelle braccia dell'altra, con
l'incoscienza e la paura di chi fa ogni cosa per la prima volta, usando
parole, gesti, sguardi che non sono mai stati conosciuti prima. Questo
Piccolo Grande Amore racconta la prima, vera storia d'amore di due
ragazzi, l'ultima avventura dell'adolescenza prima di diventare adulti,
il sogno di una passione senza limiti e senza fine che si scontra con
la realtà quotidiana. Una storia così travolgente da costringere il
mondo a ritirarsi, a farsi da parte, a cedere alle visioni d'amore dei
due ragazzi. Le strade e le piazze della città si trasformano nello
scenario del loro sogno romantico, mentre le canzoni dell'album di
Claudio Baglioni scandiscono i momenti più importanti della loro
storia: il primo bacio sul Lungotevere, la paura di perdere la libertà,
la loro prima volta, la gelosia, la separazione improvvisa, il
lacerante senso di mancanza, la paura del tradimento e infine, nel
ritrovarsi, la coscienza di avere vissuto la più grande avventura della
loro vita di ragazzi. Di avere attraversato giorni che resteranno
irripetibili per le loro vite a venire. La storia del primo amore di
Andrea e Giulia, che diventa la storia di tutti gli indimenticabili
primi amori delle nostre vite.
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Recensione
Questo piccolo grande amore
Nella storia della canzone italiana, l’album sovrano è proprio questo. E, sull’onda del recentissimo trend che vuole l’adolescente creatura mocciana e attratta inesorabilmente dagli acronimi, eccolo diventare impronunciabile se sacrificato al rituale del botteghino: QPGA, Questo Piccolo Grande Amore, si propone di convertire in linguaggio cinematografico l’emozione condensata in una decina di canzoni indimenticabili, bypassando qualsiasi immaginifica reinterpretazione del mezzo e del contesto.
Mera didascalia del cantato, la pellicola diventa gioco di mimi. E le due orette scarse di primo amore tra la diciassettenne Giulia e l’universitario Andrea si fanno candida e un po’ ridicola accumulazione di vignette illustrative d’una colonna sonora che Claudio Baglioni ha persino ritenuto di dover riarrangiare per l’occasione. Riccardo Donna, esordiente sul grande schermo ma veterano del piccolo (nella lunghissima gavetta annovera le prime due stagioni di "Un medico in famiglia", per dire), non osa mai. Cura dunque la regia di quello che è un po’ musicarello un po’ Bollywood de’ noantri, dove la sceneggiatura a firma Cotroneo-Baglioni saccheggia a piene mani i testi storici e lo spettatore assiste suo malgrado a dialoghi vagamente imbarazzanti: se impietosamente trasposta in prosa senza tanti complimenti, la sintassi musicale risulta banale, caricaturale, stereotipa.
"Cuore" e "amore" tornano a far rima senza mediazione di sorta, in tutta la loro disarmante ingenuità. Il qualunquismo spicciolo mina alla base una qualsiasi forma di spessore culturale del prodotto (la sequenza iniziale con manifestazione pacifista in Piazza del Popolo e anacronistiche parabole sui tetti è grottesca per semplificazione d’idee, suggestioni, echi), il concetto stesso di "anni Settanta" diventa un’illustrazione da sussidiario elementare e lo spessore psicologico dei protagonisti-figurina è a un passo dal fotoromanzo.
Nel progetto, nato - rivendicano i responsabili - per idea iniziale e straordinario interessamento dei produttori Levi e Pecorelli, hanno presto finito per confluire anche un nuovo tour del cantante, un album in uscita a breve e varie ed eventuali ipotesi di riciclo del passato. Che resta tale, perfetto com’era. Mentre la vicenda sullo schermo lascia perplessi e un po’ amareggiati. E’ il Medusa-film di San Valentino, ci segnalano. E, come tale, glassato a dovere tra il ricordo falsato e la fiaba naif. Qualunque forma di realismo è bandita, dunque: ma restano solo tanta tv e altrettanta nostalgia per un post-Sessantotto leggero come non è mai stato. Ringraziando il cielo.
La frase:
- Andrea: "Ti amo, davvero"
- Giulia: "Ti amo, lo giuro"
- Andrea: "Ti amo"
- Giulia: "Ti amo, davvero"
Domitilla Pirro
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Speciale: interviste.
09 Febbraio 2009 - Conferenza
"Questo piccolo grande amore"
Intervista al regista e al cast.
di Domitilla Pirro
Alla conferenza stampa di presentazione del film 'Questo piccolo
grande amore', trasposizione cinematografica dell'omonimo concept album
di Claudio Baglioni pronta a invadere le sale con quasi 500 copie a
ridosso di San Valentino, hanno presenziato il regista Riccardo Donna,
gli interpreti Emanuele Bosi e Mary Petruolo e lo sceneggiatore Ivan
Cotroneo, assieme ai produttori Giannandrea Pecorelli e Matteo Levi.
Qual è stata la vostra esperienza sul set? E'
stato difficile interpretare i ruoli di Andrea e Giulia, giovani
innamorati nella Roma del 1971?
Emanuele Bosi: 'Questo piccolo grande amore' racconta
un'universale storia d'amore, come quelle che hanno vissuto i nostri
genitori e che vivranno i nostri figli e nipoti; non si tratta di
emozioni che appartengono solo agli anni Settanta, ma a qualunque
epoca. Perciò possiamo dire che non è stato particolarmente impegnativo
rendere l'atmosfera dell'epoca, ma piuttosto raccontare i sentimenti
legati a una storia così. E poi, i miei genitori mi hanno portato a ben
tre concerti di Claudio Baglioni: conosco a memoria molte sue canzoni,
perciò è stata una bella emozione partecipare a questo progetto.
Mary Petruolo: E' capitato a tutti di ascoltare canzoni di
Baglioni e di identificarcisi. L'amore che lui ha raccontato in
quest'album è assoluto. Per noi, quindi, la difficoltà nel calarci nei
panni di Giulia e Andrea è stata minima; certo, tra i ragazzi di oggi
c'è uno slang diverso - loro invece parlavano in modo molto più
"pulito" - ma regista e produttori, che negli anni Settanta avevano la
stessa età dei personaggi che abbiamo interpretato, erano sempre
accanto a noi sul set e ci hanno dato una mano... Non sono propriamente
vecchi: saggi, piuttosto!
Qual è il rapporto di Claudio Baglioni con il film?
Riccardo Donna: Ci siamo mantenuti piuttosto vicini ai suoi
ricordi e alla sua percezione della storia, ma dal momento che io
stesso mi trovo ad avere all'incirca la sua stessa età è stato naturale
trasporre la mia esperienza personale nel film. Claudio, comunque,
oltre a partecipare al soggetto e alla sceneggiatura, si è occupato di
tutte le musiche, riarrangiandole in occasione di questo progetto.
Ivan Cotroneo: La firma di Claudio non è un semplice proforma:
l'intero arco narrativo del film è già contenuto nel suo album, che io
mi sono limitato a seguire. Inoltre è stato una continua fonte di
spunti: ha portato nel personaggio di Andrea, il ragazzo protagonista,
molto di sé e del suo vissuto, dal quartiere natale di Centocelle
all'amore per l'arte, che Claudio sa esplicare in musica e il
personaggio di Andrea invece esprime attraverso il disegno.
Quale ritenete che sia il pubblico di riferimento di 'Questo piccolo grande amore'?
Giannandrea Pecorelli: E' importante arrivare a toccare
determinate corde emotive nell'animo del pubblico. Già prima di 'Notte
prima degli esami' avevamo intuito che sono i gruppi di giovani e
giovanissimi a frequentare maggiormente le sale. Ma è chiaro che si
tratta di un film per tutti, perché chiunque può rispecchiarsi nel
percorso del primo amore, perciò può piacere a spettatori di ogni età.
E' stata una scelta precisa quella di assegnare centralità all'intreccio romantico sfumando invece il contesto?
Riccardo Donna: Credo sia solo un'impressione. Certo,
determinate ricostruzioni che abbiamo reso sono filtrate dalla
nostalgia e dalla memoria, perciò potrebbero risultare meno crude di
quello che in effetti furono. Diciamo che ho cercato di ritrarre gli
anni Settanta come avrei voluto che fossero, prima degli anni bui del
terrorismo. Poi è chiaro che, nel progredire della vicenda, pian piano
il contesto del 1971 sparisce e diventa preponderante la forza di
questa storia d'amore.
Indossare la "maglietta fina" cantata da milioni
di italiani è una bella responsabilità. Come l'hai affrontata? Che
spunti ha offerto Baglioni?
Mary Petruolo: Ho cercato di mettere da parte il "peso" del
personaggio mitizzato da tante generazioni per concentrarmi invece
sulle sue emozioni. L'apporto di Claudio Baglioni è stato
prevalentemente indiretto, tramite le sue canzoni; quando è venuto sul
set non ci ha dato dritte specifiche, ma si è limitato a rassicurarci
sul lavoro che avevamo svolto e stavamo ancora svolgendo. L'abbiamo
apprezzato moltissimo, ci ha tranquillizzati.
Come sono stati individuati i protagonisti?
Riccardo Donna: Il lavoro di casting è stato serio e accurato.
Sono stati fatti numerosissimi provini: per quanto riguarda il ruolo
femminile, da sempre sospettavo che Mary sarebbe stata perfetta per la
parte. Avevo già lavorato con lei in alcune fiction televisive e sapevo
che si sarebbe rivelata adatta. Emanuele, invece, è stato individuato
solo al termine delle selezioni, ma ha sbaragliato tutti i possibili
rivali: sapeva già di essere pronto per interpretare Andrea, e ce l'ha
dimostrato.
L'elemento grafico sembra molto presente
all'interno di QPGA. Attraverso i disegni del protagonista la storia
evolve e cresce. Come vi siete approcciati a quest'elemento? E come
avete invece affrontato la città di Roma, che fa da significativa
cornice all'intera vicenda?
Riccardo Donna: Siamo partiti dalla storica copertina
dell'album. Sapevamo che prima o poi saremmo approdati a
quell'immagine, perciò abbiamo cercato un disegnatore che riuscisse a
riprendere quel genere di tratto, così simbolico, tipico dell'epoca, e
abbiamo sviluppato vari temi con quello stile inconfondibile. Per
quanto riguarda Roma, invece, raccontarla ha indubbiamente presentato
notevoli difficoltà: la città non ha quasi nulla in sé che risalga
ancora agli anni Settanta, perciò è stato complesso svelarla poco a
poco, soprattutto in grandi scene corali come quella in apertura. Ma
sono soddisfatto del risultato.
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