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Sette anime Titolo originale: Seven Pounds Nazione: U.S.A. Anno: 2008 Genere: Drammatico Durata: 125' Regia: Gabriele Muccino Sito ufficiale: www.sevenpounds.com Sito italiano: www.setteanime.it Cast: Will Smith, Rosario Dawson, Woody Harrelson, Michael Ealy, Barry Pepper, Robinne Lee, Joe Nunez, Bill Smitrovich, Elpidia Carrillo, Tim Kelleher, Gina Hecht, Andy Milder Produzione: Columbia Pictures, Escape Artists, Overbrook Entertainment, Relativity Media Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia Data di uscita: 09 Gennaio 2009
Trama:
Ben Thomas ha un segreto che lo divora; deve fare assolutamente qualcosa per redimersi e pensa di poterlo fare cambiando drasticamente le vite di sette estranei. Una volta che il suo piano è partito, nulla può modificarlo. O almeno è quello che pensa lui, perché Ben non si aspetta certo di innamorarsi di una dei sette estranei. In quel momento, sarà lei a cambiare lui. Tutto ha inizio con una lista di sette nomi: Ben Thomas, Holly Apelgren, Connie Tepos, George Ristuccia, Nicholas Adams, Ezra Turner e Emily Posa. L'unica cosa che hanno in comune è che ognuno ha raggiunto un punto di svolta nella vita e ha bisogno di aiuto, che sia economico, spirituale o medico. A loro insaputa, Ben li ha scelti accuratamente per far parte del suo piano di redenzione. Ma è Emily Posa (Rosario Dawson), una donna che soffre di problemi cardiaci, a intralciare i suoi progetti quando compie l'unica cosa che Ben riteneva impossibile, ossia maturare vicino a lui, stravolgendo completamente la sua visione del mondo e di quello che ritiene possibile.
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Soledad*.
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Recensione
Sette anime
“In sette giorni Dio ha creato il mondo, in sette secondi io ho distrutto il mio”.
A due anni da "La ricerca della felicità" (2006), così apre il secondo sodalizio artistico tra la star di colore Will Smith e il nostro Gabriele Muccino, nel quale il protagonista di "Io sono leggenda" (2007) concede anima e corpo a Ben Thomas, in cerca di redenzione cambiando drasticamente l’esistenza di sette estranei bisognosi ognuno di un diverso tipo di aiuto, senza immaginare di perdere la testa per la cardiopatica Emily Posa, con le splendide fattezze della Rosario Dawson di "Sin city" (2005).
Come vuole la tradizione mucciniana, quindi, già durante i primi minuti di visione, nel corso di una conversazione telefonica con il sempre grande Woody "Non è un paese per vecchi" Harrelson, che interpreta un non vedente, il personaggio di Smith non manca di apparire nevrotico.
Purtroppo, però, il frenetico e coinvolgente stile registico di colui che ci ha regalato veri e propri gioiellini del calibro di "Come te nessuno mai" (1999) e "Ricordati di me" (2003) sembra essere a tratti riconoscibile soltanto nella parte finale dell’elaborato, quando, stremati dalla noia, confermiamo di aver appreso in che modo sia andata sprecata la ghiotta occasione di fornire un’interessante riflessione su celluloide relativa ai legami tra vita, morte e grande potere dell’amore altruista.
In mezzo all’abbondanza d’immagini da spot pubblicitario indirizzato alle famiglie e tanto sdolcinate quanto ruffiane situazioni sentimentali degne dei peggiori Richard Gere e Julia Roberts, infatti, l’idea di partenza alla Frank Capra finisce per essere soffocata da un ritmo narrativo e un look generale che non faticano a rendere l’insieme simile a un telefilm a stelle e strisce degli Anni Settanta; complice di sicuro la sceneggiatura a firma del Grant Nieporte che, tra "Sabrina-Vita da strega" e "8 semplici regole... per uscire con mia figlia", sfoggia un curriculum legato in maniera esclusiva all’universo del piccolo schermo.
Sceneggiatura talmente pessima da rendere scontato fin dall’inizio il significativo e giusto epilogo (per altro simile a quello di "Awake-Anestesia cosciente", diretto un anno prima da Joby Harold), oltre a porre il film in contrasto con il proprio titolo, rischiando di farlo apparire privo di anima alcuna.
La frase:
- "C’è stato un suicidio"
- "Chi è la vittima?"
- "Io"
Francesco Lomuscio. -
Soledad*.
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08 Gennaio 2009 - Intervista
"Sette anime"
Intervista al regista e al cast.
di Andrea D'Addio
Chissà, forse se dietro la macchina d presa non ci fosse stato il
nostro Gabriele Muccino, Will Smith non sarebbe mai venuto in Italia
per presentare un suo film, ora che è l'attore di maggiori incassi nel
mondo. E invece, dopo La ricerca della felicità, eccolo ancora a Roma a
rilasciare interviste e foto perché il film di cui è anche produttore,
sia un successo. In America le critiche non sono state entusiaste, ma
il film sta rispondendo abbastanza bene al botteghino, se si pensa che
si tratta di un film dalle tematiche difficili e dall struttura
narrativa complicata. A dirlo è lo stesso Gabriele Muccino, il primo
dei tre membri del cast che abbiamo avuto modo di intervistare nella
bella cornice dell'hotel Hasller.
Un progetto rischioso…
Gabriele Muccino: E' senza dubbio un film difficile, ma è la
ragione stessa per cui ho deciso di realizzarlo. Se si voleva
affrontare un tema così spinoso come quello dell'essenza stessa della
vita, non lo si poteva che fare spingendosi agli estremi, senza
compromessi. Sapevo che saremmo andati incontro a tante polemiche,
avremmo sollevato polveroni, ma abbiamo raccontato una storia che non
era mai stata proposta prima.
In America i critici non lo hanno amato…
Gabriele Muccino: Ho sempre rispettato l'opinione della critica,
ho sempre letto tutto con interesse e in alcuni casi ho anche imparato
cose importanti dalle opinioni negative sui miei lavori. In questo caso
però, dopo aver letto molte critiche negative, ho smesso di leggerle.
Nessuna spiegava perché il film non fosse riuscito, ma si concentrava
sull'appartenenza di Will Smith a Scientolgy, si tiravano in ballo
questioni che non c'entravano nulla con la pellicola, ma solo con il
desiderio di buttar giù il grosso nome. Pensavo fosse un difetto di noi
italiani, ma anche in America non vedono l'ora di far cadere i grandi
nomi.
Più facile o difficile la seconda esperienza su di un set americano?
Gabriele Muccino: Da un punto di vista diplomatico è stato più
difficile, da quello delle scelte, diciamo esecutivo, più facile. In
Alla ricerca della felicità avevo le spalle coperte da Will Smith: mi
fece da scudo, mi ha protetto. Ma avevo anche meno autonomia
decisionale di quanta ne abbia avuta in questo film. Con "Sette anime"
ho avuto più responsabilità, ma anche meno ansia da prestazione.
Pare che Will Smith abbia odiato il suo personaggio…
Gabriele Muccino: Per lui, che è sempre una persona positiva,
piena di sé, ma in senso buono, calarsi in un personaggio così depresso
è stata una vera e propria sfida. Dopo due settimane di prove pensavo
avremmo dovuto abbandonare il progetto. Non riusciva a farlo suo. Poi,
a poco a poco, ha cominciato ad immedesimarsi, ma il problema è che gli
era entrato troppo dentro. A questo punto è stato lui, dopo circa tre
settimane di riprese, a voler smettere. Stava male, non voleva più
averne niente a che fare. Solo che c'era ormai troppa gente coinvolta,
non poteva andarsene. E così si è creata la stessa situazione per lui e
il suo personaggio. Entrambi, dopo aver pianificato un progetto,
volevano interromperlo, ma non potevano per via della troppa gente
coinvolta.
Incontriamo poi Rosario Dawson, emersa, qualche anno fa, in tutto il
suo splendore in "La venticinquesima ora" (in cui recitava accanto
anche a Barry Pepper, presente anche in 7 anime) e da allora interprete
per alcuni dei più importanti registi contemporanei (Oliver Stone,
Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, Spike Lee). Dall'alto della sua
esperienza, le chiediamo subito un giudizio sul lavoro sul set con
Gabriele Muccino.
Un giudizio sul lavoro sul set con Gabriele Muccino...
Rosario Dawson: E' un regista che spreme al massimo i suoi
attori. Pretende il massimo, anche quando sei stanca cerca di tirarti
fuori la miglior perfomance possibile. Da un punto di vista emozionale
è il migliore regista con cui abbia mai lavorato. Certe volte fermava
le riprese perché non sentiva che si stava trasmettendo l'emozione
giusta , spesso senza neanche sapere subito dove si dovesse andare a
cambiare. E' un regista che vive ogni scena empaticamente, mettendosi
subito anche nella parte dello spettatore.
Pare che Will Smith sia stato molto nervoso sul set quando si è trattato di girare la scena di sesso fra voi due. E' vero?
Rosario Dawson: Sì, è stato così. Lui non aveva girato mai una
scena di sesso con una persona che non fosse sua moglie, cosa peraltro
che è successa solo in Alì di Michael Mann. Il suo timore più grande
era che io potessi interpretare male i suoi gesti, non voleva che io
pensassi che lui volesse approfittare della situazione. E' stato
davvero strano vedere quanto, una persona così sicura di sé, fosse
nervosa e preoccupata perché troppo corretta. La prima volta che
abbiamo provato, lui si è messo subito sul letto e ha aspettato che io
andassi sopra di lui, solo che Gabriele giustamente ha fermato subito
tutto dicendo che non era possibile una situazione del genere, il mio
personaggio aveva pur sempre una malformazione cardiaca…Insomma, alla
fine ce l'abbiamo fatta e ora, quantomeno, Will ha un precedente.
Cosa ti ha attratto di questo progetto?
Rosario Dawson: Il personaggio di Emily. Sicuramente le presenze
di Will Smith e Gabriele Muccino, di cui avevo visto tutti i film,
erano garanzie che le cose sarebbero state fatte bene, ma il
personaggio di Emily mi è entrato subito dentro, ne sono stata subito
conquistata.
Ed eccoci a Will Smith.
Sette anime è un film sul senso di colpa, ma
anche, soprattutto, sulla vita. A cosa lei non riuscirebbe mai a
rinunciare, cosa rende felice la sua vita?
Will Smith: Più in alto di tutto, nella mia scala delle
priorità, c'è la mia famiglia. Non c'è niente che mi rende più felice
di ritrovarmi la sera a tavola con i miei figli e mia moglie. Quella è
la cosa che mi rende più felice, ciò di cui non riuscirei a fare a
meno. I soldi sono un extra, è bello averne, ma davvero non contano
nulla in confronto al resto.
E' stato così difficile interpretare Ben Thomas?
Will Smith: Purtroppo non sono un così bravo attore da poter
entrare e uscire da un personaggio, ma me lo porto dietro, a casa,
quando ritorno la sera. Ben Thomas è totalmente al mio opposto e così
ho dovuto lavorare molto su me stesso. Quando mia moglie ha visto il
film mi ha detto: "Non lo rivedrò mai più", le ha fatto male vedermi in
quello stato.
Gira voce che la scena di sesso sia stata un po' problematica per lei…
Will Smith: Sia chiaro: a letto sono un Re. Il fatto è che non
volevo che Rosario pensasse che potessi mancarle di rispetto e così
sono entrato quasi in paranoia. Gabriele mi ha aiutato molto.
Rilavorerà con il regista italiano?
Will Smith: E' probabile, ne abbiamo parlato anche ieri sera a
cena. Il fatto è che non vorrei limitarlo, tenerlo tutto per me e
fargli fuggire altre opportunità.
Il film negli Usa non è stato accolto benissimo…
Will Smith: C'è un piccolo gruppo di persone che amano dire no,
senza poi spiegare le proprie ragioni, o facendo appello a questioni
che poco c'entrano con il film. Per fortuna il pubblico sta rispondendo
bene. E' un film per cui bisogna lavorare affinché sia visto, è un
piccolo film realizzato con logiche da blockbuster, ma comunque un
lavoro con temi difficili e rivolti solo agli adulti. Per certi versi è
incredibile che un pubblico come quello americano stia facendo
registrare così tante presenze.
Andrà all'insediamento di Obama alla Casa Bianca?
Will Smith: Sì, staremo qualche giorno lì a Washington per assistere alla Storia.
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