Il Punto G

E' la più esplosiva delle zone erogene. E' una zona spugnosa grande quanto una monetina ricca di terminazioni nervose, situata a circa quattro centimentri dalla vulva.

Da sempre è stata considerata una illusione maschile, ma a quanto pare, ciò che era solo nella nostra cultura, si sta lentamente materializzando grazie agli studi e al lavoro eseguito da alcuni studiosi italiani dell'università dell'Aquila e dagli scienziati della prestigiosa rivista americana "Urology".

Sicuramente, con tempo, ne sapremo molto di più.

Data la sua particolare struttura, estremamente variabile e in parte ancora sconosciuta, si stima che il punto G sia presente in appena il 60% delle donne, e che quindi, sia il motivo per il mancato orgasmo di tipo vaginale.

Il mancato piacere, infatti, sembra discolpare il partner maschile in quanto per una questione strettamente anatomica, il punto G in molti casi si troverebbe in punti irragiungibili o sarebbe poco sviluppato.

Ovviamente, tale teoria non è ancora confermata ma sotto studio scientifico in questi anni. 

Dovrebbe trovarsi nella parte anteriore della vagina, a circa 4 cm dall'ingresso della vulva. La sua superficie dovrebbe apparire rugosa e, se stimolato, porta ad un orgasmo immediato accompagnato in molti casi da una eiaculazione.

E' una zona ricca di terminazioni nervose e costituita da tessuto erettile, simile a quello presente nel pene maschile, delle dimensioni di una moneta da un euro.

Sembrerebbe che in questa zona particolarmente ricca di terminazioni nervose si troverebbe un particolare enzima che ha il compito e la funzione di procurare nella donna l'orgasmo vaginale, che secondo alcune concezioni e correnti di pensiero, è più profondo e intenso rispetto a quello provocato dalla stimolazione della clitoride e, inoltre, porterebbe in molti casi ad una specie di eiaculazione, la fuoriuscita di un liquido simile per composizione e aspetto al fluido seminale maschile ma privo di spermatozoi.

Attenzione però: non esiste un piacere di serie A, da penetrazione, e uno di serie B, clitorideo.

In realtà, i sessuologi addossano l'insuccesso di un rapporto all'inesperienza maschile, che secondo loro pesa moltissimo e che quindi, l'uomo, dovrebbe imparare a conoscere meglio il proprio sesso e quello femminile.

A descriverlo per la prima volta attorno agli anni cinquanta era stato il ginecologo tedesco Ernst Grafenberg che per primo aveva parlato di un'area localizzata sulla parete anteriore della vagina che si ingrossa durante la stimolazione sessuale.

Ma già secoli prima, era conosciuto dai Greci, ne aveva parlato Aristotele, apparteneva alla cultura orientale che lo aveva battezzata "punto della beatitudine".