Le dimensioni e la forma del pene

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  1. *Anima Ribelle*
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    Introduzione
    La questione delle dimensioni e della forma del pene ha sempre più o meno tacitamente interessato l’uomo sia per ragioni di immagine di sé nel privato (autostima) e nel pubblico (dominanza sociale) e soprattutto per la percezione visuale delle/dei partner, sia per ragioni connesse alle capacità di prestazione erotica, sia per ragioni connesse (in questo caso spesso condivise anche dalla donna) con la capacità fertile,
    Ogni civiltà e cultura hanno avuto ed hanno puntato l’attenzione sia in modo esplicito (diretto) che in modo implicito (indiretto) sulla dimensione e sulla forma del pene definendo modelli di “perfezione” estetica e funzionale, tutti concordemente mostranti un pene consistente per le dimensioni sia flaccide che, soprattutto, erette, rettilineo o moderatamente curvo a concavità dorsale per la forma.
    Tale modello deriva da tre fattori fondamentali che adeguatamente espressi danno l’immagine di un uomo potente: l’integrità fisica, la capacità riproduttiva, la capacità erotica.
    Seppure con alti e bassi di comparsa nelle culture e nelle civiltà per l’uomo, ma anche per la donna, avere un pene commisurabile al miglior modello è sempre stato un obiettivo forte. Ovviamente un tale modello si è trovato al massimo centro dell’attenzione nei periodi sociali di maggior benessere, periodi in cui non ci si doveva preoccupare prevalentemente della sopravvivenza non solo di sé, ma anche del gruppo di appartenenza.
    Nell’ambito della società attuale, da alcuni anni, la questione sta premendo sempre più forte e sta interessando una platea di uomini sempre maggiore, non solo perché le condizioni vitali sono complessivamente migliori, ma anche perché il mutato ruolo della donna divenuta più esigente e più autonoma ha posto in crisi per molti aspetti l’uomo: la reazione che evidentemente nasce spontanea per spinta biologica è quella di poter offrire alle proprie partner una immagine di integrità, capacità erotica e riproduttiva elevata, così da poter vincere nella competizione tra i sessi e nell’ambito del proprio sesso.
    La maggiore libertà nell’espressione della sessualità con la forte emersione legittima del comportamento omossessuale ha sviluppato l’analoga reazione nell’ambito della competizione tra partner del medesimo sesso, pur con l’esclusione ovvia della dimostrazione della capacità riproduttiva che comunque viene sostituita dalla capacità ejaculatoria in termini volumetrici.


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  2. *Anima Ribelle*
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    L’anatomia del pene

    Il pene è costituito da una parte cilindroide, il corpo, e da una parte conoide, il glande. La struttura principale di entrambi è di tipo vascolare, ovvero è una rete di vasi ampiamente comunicanti tra loro in cui il volume di sangue e la rigidità della guaina di rivestimento sono le condizioni fondamentali per la costituzione dell’erezione. Il corpo presenta due cilindri laterali, i corpi cavernosi, avvolti da una guaina di tessuto fibroso poco elastico, la tunica albuginea, e un cilindro mediano ventrale, il corpo spongioso, in cui trova posto l’uretra peniena o spongiosa. I corpi cavernosi sono gli elementi erettili, l’uretra è il canale per l’emissione dell’urina, pertanto connesso alla vescica, e dello sperma, pertanto connesso ai dotti ejaculatori che raccolgono lo sperma dalla prostata, dalle vescicole seminali e dai testicoli. Il glande costituisce la parte terminale del pene, utile per la sua forma a favorire la penetrazione, con al suo vertice l’apertura uretrale, il meato che serve per l’emissione all’esterno dell’urina (minzione) e dello sperma (eiaculazione). La cute, con caratteri di elevata elasticità, riveste tutto il corpo al terzo distale (quasi al glande) si ripiega formando il prepuzio che ricopre più o meno completamente il glande e al cui vertice è connesso ventralmente dal frenulo o filetto.

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    Le dimensioni e la forma del pene

    La struttura anatomica e la funzione rendono ragione delle dimensioni e della forma del pene. Prendendo in considerazione i grandi gruppi di popolazione di possono risocntrare anche sensibili differenze per le dimensioni medie, mai per la forma che sostanzialmente appare costante: il pene deve servire a penetrare al meglio nella vagina (da qui la moderata curvatura a concavità dorsale) per deporre nella posizione migliore (la più profonda) lo sperma evitando di trascinarlo fuori al termine dell’amplesso per cui è logico che il glande abbia forma conoide e tenda ad avere dimensioni della sua base maggiori di quelle del corpo penieno. In flaccidità deve occupare il minor posto possibile, ma probabilmente dando un significativo segnale di sé ed una adeguata manovrabilità per la minzione.
    In realtà le variazioni individuali sono numerose ed occupano un ampio intervallo di configurazioni sia per le dimensioni che per la forma che per la loro combinazione: ciò ha portato a verificare talvolta, non molte per la verità, le dimensioni e la forma di gruppi di popolazione così da avere un quadro utilizzabile per valori medi di dimensione e forma flaccida ed eretta, nonché degli intervalli in cui raggruppare estensioni diverse della popolazione o meglio a definire la media e la cosidetta deviazione standard.
    Tutte queste variazioni sono prevalentemente geneticamente determinate e dipendono dai caratteri ereditati e variabilmente incrociati negli ascendenti. Le variazioni di cui alle tabelle sottostanti consentono sempre un buon rapporto sessuale sia dal punto di vista erotico che fecondativo, purché siano sempre percepite tutte positivamente da entrambi i partner.
    Come è facile comprendere non è stato e non è semplice effettuare rilevazioni numericamente consistenti in modo inoppugnabile sia per le variabili importanti che ogni individuo ha in condizioni diverse sia di flaccidità che di erezione, sia per la variabile determinata dai rilevatori.
    Alcuni degli studi hanno demandato la misurazione, dopo adeguata istruzione, ai singoli accentuando la variabile di oggettività e ripetitività, altri non hanno rilevato la dimensione erettiva sostituendola con il valore di massimo stiramento flaccido e impiegando un solo rilevatore accentuando la variabile emozionale, altri hanno rilevato flaccidità ed erezione con tecniche diverse e non sempre comparabili tra loro: tutto ciò rende ragione delle anche sensibili differenze nella posizione del valore medio e nell’ampiezza degli intervalli intorno alla media.

    La dimensione longitudinale
    – In sintesi si può ragionevolmente ritenere che le dimensioni peniene della popoalzione generale siano riassumibili nella tabella sottostante:




























    popolazione dimensione totalepene flaccidopene eretto
    circa il 95%lunghezza9 cm ± 4cm15 cm ± 3 cm
     diametro a metà corpo3 cm ± 1 cm4 cm ± 1 cm
    circa il 65%lunghezza9 cm ± 2 cm15 cm ± 1.5 cm
     diametro a metà corpo 3 cm ± 0.5 cm4 cm ± 0.5


    La dimensione della lunghezza è determinata tra la base del pene (linea di passaggio dalla cute del pene a quella del pube) ed il suo vertice a glande scoperto, senza pressioni verso l’osso pubico (che vanno impiegate solo in fase terapeutica qualora il soggetto presenti uno spesso strato di grasso); in flaccidità con un lieve stiramento tale da non diminuiire il diametro, in erezione con il pene ortogonale al piano addominale e seguendo la curvatura ove esista. La dimensione del diametro va rilevata a circa metà del corpo penieno.
    Per il glande si ha un quadro analogo ove si considerino i due diametri maggiori di esso, ovvero quello compreso tra il bordo maggiore ed il vertice, misurato sulla linea mediana, e quello compreso tra i due estremi del bordo maggiore; mentre per la rilevazione in flaccidità non ci sono particolari problemi, per la misurazione in erezione non sempre è semplice poiché anche a pene con consistente erezione indotta farmacologicamente il glande può non avere le sue reali dimensioni, tuttavia con qualche artificio si riesce sempre ad avere una misurazione abbastanza vicina alla realtà.

    In sintesi si può ragionevolmente ritenere che le dimensioni del glande della popoalzione generale siano riassumibili nella tabella sottostante:




























    popolazione dimensione del glandepene flaccidopene eretto
    circa il 95%diametro longitudinale3 cm ± 1 cm4 cm ± 1.5 cm
     diametro alla base3 cm ± 1 cm4 cm ± 1 cm
    circa il 65%diametro longitudinale3 cm ± 0.5 cm4 cm ± 1.0 cm
     diametro alla base 3 cm ± 0.5 cm4 cm ± 0.5

    Ovviamente in ogni soggetto si possono avere le diverse combinazioni possibili, dando luogo così a strutture molto elastiche in cui l’escursione tra flaccidità ed erezione è molto consistente e strutture in cui l’escursione è intermedia o molto contenuta e quindi con capacità elastiche di grado differente.
    Inoltre altrettanto varia è la combinazione con le dimensioni del glande e con la sua forma più o meno regolarmente conoide, cosicché l’aspetto complessivo del pene si rpesenta con la massima variabilità in ogni soggetto.
     
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  3. *Anima Ribelle*
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    La forma e la curvatura - Minori le problematiche relative alla rilevazione della forma, in quanto facilmente oggettivabili con gli strumenti fotografici per gli aspetti esterni, ecografici e radiografici per gli aspetti interni: dato un modello ideale morfologico e funzionale, è relativamente semplice verificare la forma media rilevabile nelle due condizioni che più si avvicina al modello per poi poter definire le varianti che mantengono ancora buona funzionalità e piacevole estetica così da generare un intervallo di forma accettabile come normale.
    Con le analoghe considerazioni svolte per le dimesioni si può ragionevolmente ritenere che le variazioni di curvatura che consentano una forma piacevolmente estetica siano contenute nei 10°-15° rispetto all’asse mediano, in qualunque delle direzioni possibili, meglio se omogeneamente distribuite lungo la struttura del pene e solo a concavità dorsale, ciò perché è sempre possibile che una parte (generalmente il primo terzo) sia in asse e la restante sia variabilmente curvata. Sono possibili combinazioni delle curvature anche di tipo compensativo.

    Il prepuzio ed il frenulo
    - Un ruolo importante ha il prepuzio nell’aspetto complessivo del pene e della percezione della sua immagine. Infatti un prepuzio normale che lasci scoperto il glande in erezione garantisce una immagine più espansa e di maggiori dimensioni percettive, mentre un prepuzio che si mantiene chiuso oltre il glande dà una immagine più soffocata e minori dimensioni percettive
    Altrettanto un frenulo corto o ipoelastico, oltre a ridurre l’escursione del prepuzio, impone, soprattutto in erezione, la flessione del vertice del glande dando così una immagine meno espansa e minori dimensioni percettive.

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    Le cause di alterazione delle dimensioni e della forma del pene

    Il pene può presentare alterazioni delle sue dimensioni complessive o di una delle sue parti, ovvero curvature accentuate omogeneamente distribuite o localizzate in una sua sola perte per diverse ragioni.

    I deficit e gli eccessi di sensibilità
    – La causa più frequente di dimensioni ridotte o eccessive è legata solo all’efficacia del programma genetico di sviiluppo del pene nelle diverse fasi ma presumibilmente soprattutto nel periodo puberale ed adolescenziale. Non sono noti studi legati a difetti genetici focali e che interessino solo il pene: altro sono le complesse patologie cromosomiche che tuttavia danno luogo a condizioni strutturali e funzionali che coinvolgono l’intero corpo.
    Si può ritenere che in alcuni soggetti sussitano deficit o eccessi di sensibilità agli stimoli fisiologici che nel periodo di sviluppo si succedono e che hanno il loro apice nel periodo puberale-adolescenziale: tale condizione è certamente alla base del carente o eccedente sviluppo del pene, anche se generalmente, salvo eccessi notevoli, questa seconda condizione non viene quasi mai percepita negativamente.
    Il deficit o l’eccesso di sensibilità agli stimoli può interessare:

    • uno solo dei due corpi cavernosi che pertanto non si sviluppa o non cresce armonicamente in una o entrambe le dimensioni, dando luogo a curvature più o meno accentuate e variabilmente posizionate, concave dal lato iposviluppato o convesse dal lato ipersviluppato.
    • entrambi i corpi cavernosi dal lato dorsale o ventrale dando luogo a curvature a convavità o convessità concordante con il difetto di crescita

    • il solo glande che assume forme conoidi variabili e sproporzionate rispetto al corpo penieno.
    I traumi del pene – Seppure non sia facile è possibile che un pene con morfologia normale subisca un trauma rapido e consistente che induce una reazione cicatriziale di uno o entrambi i corpi cavernosi, cosicché in relazione all’età dell’avvenimento si possono avere riduzioni dello sviluppo o formazione di curvature più o meno consistenti. Più probabili sono invece i microtraumi che si impongono continuamente al pene con posizioni obbligate o con manovre inadeguate che, in tempi medio-lunghi, possono portare a riduzioni dimensionali e a curvature mono o bilaterali.
    Analoghi problemi si possono avere a seguito di correzioni chirurgiche generalmente dettate dal desiderio di incrementare le dimensioni e/o correggere la forma.

    La malattia di Peyronie – E’ una poco frequente o rara condizione infiammatoria di natura non chiara (microtraumi ripetuti, reazioni auto/disimmuni, alterazioni metaboliche locali) che produce riparazioni cicatriziali retrattive che rendono rigida la zona interessata dei corpi cavernosi impedendone l’espansione erettile e l’adeguato sviluppo sia delle dimensioni che della forma; infatti quando è localizzata in una piccola area induce ipercurvatura con concavità dalla parte della lesione, quando più estesa induce un difetto nell’espansione del/dei corpi cavernosi e relativa disfunzione erettile associata anche a marcata ipercurvatura e retrazione dimensionale. La rigidità può indurre anche un consistente dolore anche per lesioni piccole che generano disfunzione erettile di tipo protettivo.
     
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  4. *Anima Ribelle*
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    La valutazione preterapeutica


    La accurata valutazione clinica, dei dati storici e comportamentali, terapeutici precedenti ed in corso danno indicazioni relative alle possibili cause che poi devono essere indagate con gli specifici esami in relazione a quanto emerso come maggiore probabilità prima e per passi successivi per le ragioni meno probabili. La accurata sintesi dei dati raccolti consentirà di definire il quadro complessivo, senza sottovalutazioni, da sottoporre a terapia.
    La valutazione clinica inoltre deve valutare con cura le ragioni che portano alla correzione dimensionale (generalmente l’incremento) e alla correzione della curvatura, soprattutto quando questa sia contenuta entro i 15°: la comprensione delle ragioni eivterà che si attivi un percorso terapeutico talvolta lungo o non privo di rischi senza risolver ele vere ragioni della situazione.

    Esami sul sangue e sulle urine – I test sul sangue possono essere utili per determinare le condizioni generali che, soprattutto in fase puberale-adolescenziale, impediscono lo sviluppo penieno o lo mantengono a ,limiti bassi: ove le condizioni cliniche lo richiedano possono essere determinati i livelli ormonali (testosterone. DHT, LH, FSH, prolattina, talvolta degli ormoni tiroidei) in almeno 3 campionature, tenendo conto degli stati di stress; i livelli di colesterolo e trigliceridi, di glucosio, le transaminasi e la bilirubina, il profilo proteico, il livello di creatinina. Altri parametri utili sono l’esame delle urine e l’emocromo. Tutti i test indicati servono a verificare le eventuali ragioni extragenitali del ridotto o mancato o eccessivo sviluppo.

    Test di definizione dimensionale – sono i test che verificano la struttura interna del pene, la sua morfologia complessiva, le dimensioni oggettive, il flusso di sangue nel pene:


    • Rilevazione dimensionale e morfologica esterna – generalmente da eseguire insieme alla ecografia dinamica peniena, rileva la forma del pene e le sue dimensioni oggettive in flaccidità ed erezione; utile definire anche il livello di massimo stiramento che dà informazioni sul grado di elasticità del pene (si rileva la dimensione massima ottenuta stirando con discreta forza il pene che ovviamente si assottiglia), in caso di soggetti con discreto o abbondante adipe pubico la dimesione peniena compresa tra la base del pene e l’osso pubico ed infine rilevare l’angolo di erezione, ovvero l’angolo tra il piano addominale e il piano penieno; fondamentale è rilevare le condizioni del prepuzio e del frenulo.

    • Ecografia Dinamica Peniena – si esegue la valutazione ecografica della struttura e dei flussi ematici del pene in flaccidità e in erezione indotta con l’iniezione intracavernosa di un vasodilatatore (papaverina o prostaglandina) in dose opportuna; ciò consente anche di verificare il tempo di reazione per ottenere l’erezione ed il tempo di cessazione e/o riduzione della stessa; si rilevano i diametri trasversali del pene a livello del corpo e del glande nelle due condizioni.

    • Cavernosografia Dinamica – in casi particolari o in presenza di dubbi di tipo strutturale si esegue iniettando nei corpi cavernosi prima il mezzo di contrasto in flaccidità e registrando le immagini radiografiche, poi iniettando il vasodilatatore (papaverina o prostaglandina) in dose opportuna per ottenere l’erezione e registrando le immagini radiografiche in erezione. Può essere associata all’uretrografia retrograda ove vi siano da accertare possibili difetti strutturali dell’uretra.
     
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  5. *Anima Ribelle*
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    La correzione delle dimensioni e della forma del pene

    Il trattamento terapeutico può essere articolato in diverse soluzioni e deve sempre prevedere le eventuali terapie per le patologie connesse o sottostanti di tipo organico riguardanti altri organi siano essi genitali o di altri distretti: queste andranno risolte o riequilibrate prima o contemporaneamente al trattamento specifico per le dimensioni e/o la forma del pene.
    Lo schema di trattamento, soprattutto quello meccanico, deve essere definto dall’andrologo dopo le opportune valutazioni citate e sulla base dell’evoluzione del quadro valutata ai controlli periodici così da evitare danni, geenralmente da eccessi di applicazione.
    Rare sono le richieste di trattamento riduttivo delle dimensioni peniene, non solo perché è pco frequente l’incidenza di dimensioni importanti, ma anche e probabilmene soprattutto perché dimensioni consistenti sono sempre viste come un pregio e al massimo sussite una questione di recupero comportamentale nella gestione dell’amplesso, pur tuttavia essendo sempre possibile intervenire per ottenere riduzioni dimensionali.
    La richiesta di incremento dimensionale va sempre valutata con attenzione, sia essa dipendente da una oggettiva ridotta dimensione del pene, sia essa dipendente dal desirerio di avere una dimensione maggiore rispetto a quella posseduta e contenuta magari nella fascia superiore della media, una volta accertate e messe in trattamento le reali problematiche ove sussistano e sia utile trattarle, per poi essere opportunamente trattate per il raggiungimento dell’obbiettivo con il minor raporto rischi/benefici.
    Trattandosi di percorsi terapeutici di sviluppo è evidente che una condizione fisica e nutrizionale generale ben equilibrate sono fondamentali, così come l’astinenza dal fumo che avendo specifica azione vasocostrittrice può rendere nullo l’effetto complessivo della terapia meccanico-farmacologica e non agevole la guarigione dalle terapie chirurgiche.

    Il riequilibrio nutrizionale comprende:

    • mangiare cibi freschi e completi, non trattati, di buona digeribilità e senza eccessi, tra cui frutta (in particolare frutta rossa quali i frutti di bosco o ricca in vitamina C) e verdura, prodotti da grano integrale, pesce e carne, olio di oliva extravergine

    • evitare fritti e cibi troppo elaborati o trattati ed eliminare i cibi che inducono allergie o intolleranze quando queste hanno base non curabile

    • bere molta acqua (in media 2-3 litri al giorno) così da mantenere alta la diuresi e quasi trasparente l’urina (azione depurativa ed idratante).
    L’attività fisica generale mantiene efficiente il sistema cardiovascolare e scheletrico-muscolare, concorre al rilassamento ed al sonno equilibrato, mantiene equilibrato il peso corporeo ed efficiente la distribuzione energetica corporea.
    Gli esercizi di ritonificazione pelvica migliorano i flussi ematolinfatici dell’area pelvica ed il tono ed il controllo della muscolatura perineale.

    Terapia sessuologica – un significativo numero di uomini sviluppa una alterazione percettiva delle dimensioni e della forma del proprio pene su base psicologica e/o comportamentale e/o relazionale, le cui ragioni devono essere sempre poste in evidenza; in relazione alle ragioni evidenziate è necessario intervenire ai diversi livelli, o tramite il semplice confronto dialettico, o con l’insegnamento di attività di deconcentrazione e recupero delle percezioni sensoriali corporee, o con percorsi shiatsu-ayurvedici opportuni per il riequilibrio ed il rilassamento, o con un lavoro di recupero della comunicazione di coppia, ma anche ove sia strettamente necessario delegando la terapia allo psicologo.
    Tale parte del percorso terapeutico non esclude comunque il trattamento organico di incremento o decremento dimensionale del pene o di correzione delle curvature.

    Terapia meccanica – la terapia meccanica riguarda esclusivamente l’incremento delle dimensioni ed è basata sul principio biologico di crescita per motiplicazione cellulare di qualunque tessuto del nostro organismo soottoposto ad opportuno stimolo estensivo; il tempo di trattamento è medio-lungo e mai inferiroe ai sei mesi di costante ed attenta applicazione della procedura scelta; negli anni si sono succeduti prodotti specifici e metodologie manuali che attualmente sono evoluti in quattro modelli operativi:


    • jelquing – è il trattamento più semplice, ma che richiede i tempi più lunghi, generalmente almeno un anno per ottenere un incremento medio compreso tra il 10% ed il 15% sia in termini di lunghezza che di diametro, sia al corpo che al glande; il tempo medio di applicazione giornaliera è di 60 minuti in due riprese con adeguato intervallo di almeno 6 ore; richiede una pausa ogni di 1 giorno ogni 3 giorni, ovvero 2 giorni ogni 5 giorni; il trattamento comprende un minimo dì 3 esercizi di estensione e riempimento prossimodistale da eseguirsi in condizioni di buon rilassamento e respirazione; i più comuni sono: 1) presa del pene alla base, dopo retrazione massima del prepuzio, tra pollice ed indice chiusi come il segno di OK, pressione e spostamento lento verso il glande, alternando le due mani, ripetendo il doppio passaggio per 100 volte, usando il gel d’acqua come lubrificante e avendo una semierezione – 2) presa del pene alla base, dopo retrazione massima del prepuzio, con il pollice delle due mani sul lato dorsale (sopra) e indice e medio sul lato ventrale (sotto) del pene in modo da prendere bene i due corpi cavernosi, pressione e scorrimento lento verso il glande e ripetendo il passaggio per 50 volte, usando il gel d’acqua come lubrificante e avendo una semierezione – 3) presa del pene alla base e sotto il glande, dopo retrazione massima del prepuzio, tra pollice ed indice chiusi come il segno di OK, avendo il pene flaccido o con erezione appena accennata, e stirando il corpo con attenzione e delicatezza ma anche con decisione per circa 20 secondi, poi rilasciando per 10 secondi, ripetendo nelle 4 direzioni principali alternate per 3 volte; il set di esercizi citati deve essere ripetuto per 3-6 volte consecutive.

    • extender – il trattamento, abbastanza semplice, non ha alcun effetto signficativo sullo sviluppo del glande e solo un ridotto effetto sull’incremento del diametro del corpo; richiede generalmente almeno 6 mesi per ottenere un incremento medio compreso tra il 10% ed il 15% in termini di lunghezza e del 5% in termini di diametro; allo stato attuale sono disponibili due tipi di extender, l’extender fisso e l’extender a scorrimento; il principio oeprativo è sostanzialmente identico e si basa sulla messa in trazione del corpo penieno per un tempo opportuno che generalmente non deve mai supare l’ora continuata pena la generazione di danni; l’applicazione deve essere ripetuta con intervalli non inferiori ad un’ora per 6-8 volte nella giornata e lasciando una pausa di 1-2 giorni ogni 5-6 giorni di applicazione; l’apparecchio è fatto da due barrette metalliche con tecnologia variabile nella prima parte per il controllo della tensione (da una semplice molla ad un sistema telescopico meglio graduabile), e da barrette successive avvitate così da regolare la lunghezza in modo opportuno, alla base vi è un anello che poggerà sul pube ed in cui passa il pene, all’altro estremo un piattino concavo forato su cui poggerà il tratto tra il temione del corpo penieno ed il glande fissato ad esso da 1-2 lacci di silicone; l’extender a scorrimento ha il piattino libero di scorrere lungo le due barre, il che rende molto più agevole l’applicazione dell’apparecchio e consente un esercizio di progressiva estensione da attivare per alcuni minuti prima di fissarlo con due apposite viti alla barretta terminale regolando la tensione che può essere progressivamente aumentata nel corso dell’ora di trattamento: questo meccanismo migliora sensibilmente la risposta ottenuta dal trattamento e migliora molto la tollerabilità dell’applicazione, anche per la prsenza di un doppio laccio di silicone che scarica in parte e meglio ripartisce la pressione sulla parte terminale del pene.

    • penis builder® - è il più recente prodotto per la terapia meccanica e migliora ed ingloba in sé sia la procedura manuale del jelquing che quella mecanica dell’extender, automatizzandole e combinando armonicamente lo stimolo estensivo e quello espansivo; il trattamento è relativamente semplice e richiede generalmente almeno sei mesi per ottenere un incremento medio compreso tra il 15% ed il 20% (potrebbe essere anche il 25%, ma è soggetto a verifica nei prosismi mesi) sia in termini di lunghezza che di diametro, sia al corpo che al glande; l’applicazione richiede in media due trattamenti di 90 minuti giornalieri, intervallati da almeno 2 ore (meglio almeno 6-8 ore) con una pausa di 1 giorno ogni 3 giorni o di 2 giorni ogni 5 giorni di applicazione; per i primi 60 minuti va applicata la parte estensiva costituita sostanzialmente dall’extender a scorrimento montato in un apposito apparecchio a pompa che esercita ad intervalli regolari la tensione (generalmente 6 secondi di tensione e 3 secondi di detensione): la regolazione della tensione è relativa alle dimensioni attuali del pene e al grado di stiramento massimo; per i successivi 30 minuti va applicata la parte espansiva costituita da un cilindro del tipo dei vacuum (cilindro di plastica che viene sigillato con una guarnizione alla base del pene ed è connesso alla pompa suddetta all’altro estremo – dal lato del glande – così da generare il vuoto nel cilindro e favorire l’afflusso di sangue verso il pene per differenza di pressione) che esercita ad intervalli regolari la depressione (generalmente 6 secondi di depressione e 3 secondi di normopressione, ma i tempi possono essere variati con la funzione continuo/discontinuo a regolazione temporale manuale) ed ottenendo un esercizio controllato di espansione forzata alternata alla deespansione.


    Terapia farmacologica – la terapia farmacologica comprende il trattamento ormonale locale, con azione di stimolo diretto, il trattamento con integratori e fitoterapici, con azione di stimolo generalizzato alle componenti che controllano il trofismo e la funzione penieno-genitale, il trattamento immunotissulare da impiegare come supporto ai primi due e/o alle altre tipologie terapeutiche per la sua azione di stimolo equilibrante specifico e generale; i farmaci indicati vanno assunti alla sera prima di dormire, poiché il periodo del sonno è quello migliore per indurree gli stimoli costruttivi e riparativi; le osservazioni fatte in questi ultimi anni suggeriscono di applicare questo tipo di terapia con integrazione delle diverse tipologie meccaniche sopradescritte al fine di migliorare l’esito di entrambe:

    • terapia ormonale con DHT (androstanolone) – l’ormone è la forma attiva del testosterone e va impiegato con attenzione e sotto controllo andrologico, per quanto in tre anni di esperienza non abbia mai dato alcun problema; viene applicato in forma di gel ad alto assorbimento (generalmente è una preparazione fatta su prescizione specifica dell’andrologo che deve determinare anche la dose che solitamente è tra i 10 ed i 30 mg/ml) sul glande e sul terzo distale del pene a prepuzio retratto; induce uno stimolo diretto allo sviluppo delle componenti dei corpi cavernosi e del glande; in sei mesi di trattamento può indurre incrementi tra il 10% ed il 15%

    • terapia ormonale con GH endocavernoso – l’ormone della crescita ha dimostrato una discreta azione di stimolo allo sviluppo del pene (tra il 10% ed il 15% in 2-3 mesi) se applicato localmente con iniezione endocavernosa al corretto dosaggio (in generale occorre suddividere il dosaggio in almeno 2 iniezioni a settimana) da definire rispetto alle caratteristiche generali del soggetto; richiede l’attento controllo dell’andrologo che dovrà anche eseguire le iniezioni; l’uso è limitato dall’elevato costo del prodotto e quindi del ciclo terapeutico.

    • terapia fitoterapica – i fitoterapici, ove ben selezionati ed adeguatamente preparati, di elevata qualità, inducono stimoli all’asse ipotalamo-ipofisi-testicolo fornendo così indirettamente lo stimolo allo sviluppo, alla rete vascolare pelvico-peniena favorendo così il necessario flusso di sangue verso il pene con azione espansiva. La scelta e la composizione, il dosaggio devono essere definiti dall’andrologo o da un medico fitoterapeuta. Tra i fitoterapici principali per la disfunzione eretile sono impiegabili il ginseng asiatico, la damiana, la catuaba, il ginko biloba, la muira puama, il guaranà, la maca; in sei mesi di trattamento può indurre incrementi di circa il 10%.

    • terapia amminoacidica con arginina e lisina – questi due amminoacidi hanno elevata attività di stimolo alla secrezione del GH (l’ormone della crescita e del trofismo) e quindi concorrono indirettamente a fornire un adeguato stimolo trofico che se indirizzato con altri stimoli (terapia meccanica e/o buona attività sessuale, DHT e/o fitoterapici) migliora il loro effetto sullo sviluppo dimensionale.

    • terapia immunotissulare (SAT) – l’immunoterapia è basata sulla somministrazione (per supposte o talvolta per microiniezioni intradermiche della componente Fab di anticorpi antitissulari specifici (ottenuti da cavalli opportunamente allevati, sensibilizzati con estratti da organi suini, i più simili per composizione a quelli umani) che agiscono sui tessuti bersaglio riequilibrando la funzione alterata; lo schema di somministrazione dipende dalle cause che inducono la disfunzione erettile così da agire sulle diverse componenti siano esse neuroendocrine, vascolari o peniene; il trattamento richiede generalmente almeno 3-6 mesi e le scelte devono essere eseguite da un andrologo esperto di tale terapia.

    Terapia chirurgica – i trattamenti chirurgici consistono in diverse procedure, alcune a basso rischio, altre a maggiore o alto rischio e allo stato attuale sono solo efficaci per l’incremento dimensionale, in particolare il diametro, del corpo penieno e per la correzione delle curvature. Le procedure più diffuse sono:


    • l’impianto di filler sottocutanei – diversi sono i filler che sono stati impiegati e tra questi i due principali sono l’autotrapianto di grasso e l’impianto di bio-alcamid®; il primo prevede il prelievo di una adeguata quantità del proprio grasso (in geenrale dall’addome o dai glutei) e poi il suo inserimento con una siringa e con adeguata distribuzione sotto la cute del corpo penieno: l’impianto dà spesso luogo a reazioni infiammatorie importanti, non è stabile e in 6-12 mesi si riassorbe completamente o talvolta lasciando residui sparsi e nodulari, richiede almeno 30 giorni di astinenza sessuale, il limite principale è legato alla disponibilità del proprio grasso; il secondo è un prodotto a base di un polimero reticolato presente al 5% e di acqua imbrigliata in esso costituendo un gel iniettabile con una siringa con adeguata distribuzione sotto la cute del corpo penieno: non dà reazioni infiammatoire e si stabilizza permanentemente in circa 48 ore, richiede circa 7-10 giorni di astinenza sessuale, non ha limiti di volume se non la tollerabilità della propria struttura ad essere espansa; entrambi possono dare incrementi sino a circa il 50% del diametro, livello che è sconsigliabile superare.

    • la plastica del legamento sospensore – si basa sul fatto che il legamento sospensore del pene, per posizione di ancoraggio allo stesso o per sua dimensione, trattenga una piccola parte (circa 1-2 cm) del pene nel paino cutaneo del pube; la procedura prevede l’allungamento del legamento con tecniche diverse che mirano a rendere stabile l’effetto, ma purtroppo ciò non è mai stato possibile in quanto la reazione cicatriziale nel tempo recupera gran parte dell’allungamento prodotto annullando in fatto l’esito in circa 12 mesi; in ogni caso l’effetto è reale solo per il pene flaccido ed è compreso tra 1 cm e 2 cm; infine l’effetto sempre presente ed indesiderato è l’ampliamento dell’angolo di erezione che può portare il pene a divenire orizzontale o inclinato in basso.

    • la lipoaspirazione pubica e la plastica cutanea pubica – nei soggetti obesi o sovrappeso, soprattutto con il passere del tempo, si stabilizza una discreta quantità di grasso, difficilmente eliminabile con il controllo alimentare e l’attività fisica, nel triangolo pubico e talvota a ciò si associa anche una caduta in basso della cute espansa dal grasso; l’esito è l’inglobamento di aprte del pene con riduzione visuale delle sue dimensioni specialmente in flaccidità; in diversi casi quest condizione dà luogo a parafimosi o fimosi infiammatoria che chiude il glande nel prepuzio peggiorando ulteriormente l’immagine (oltre che lo stato di salute); in relazione alle condizioni obbiettive si procede alla lipoaspirazione ed eventualmente alla plastica riduttiva della cute con esposizione del pene reale posseduto; nel caso può anche essere eseguita la circoncisione radicale.

    • la corpoplastica incrementale – è una procedura ad alto rischio poiché prevede la sezione laterale dei due corpi cavernosi e l’inserimento tra i due margini di ciascun corpo così ottenuti di una fetuccia di un derivato semisintetico (alloderm®) che può apportare in generale sino a 2 cm per lato di incremento della circonferenza (la larghezza di ogni fettuccia), ovvero circa 1.5 cm di diametro; l’esito, ove non intervango problemi vari nella cicatrizzazione, è stabile permanentemente, richiede circa 20 giorni di astinenza sessuale; lo stesso prodotto è usato per incrementi in lunghezza con il suo inserimento anulare e capacità di risultato da 2 a 4 cm di incremento con l’inserzione di uno o due anelli della fettuccia; il problema aggiuntivo è legato alla espansione brusca dell’uretra e del relativo corpo spongioso che potrebbe non seguire quella dei corpi cavernosi inducendo instabilità e curvatura ventrale.

    • la corpoplastica per la correzione delle curvature – è una procedura con piccole varianti tecniche che provvede generalmente ad accorciare il corpo cavernoso dal lato convesso (entrambi per le curvature ventrali o dorsali); in casi di pronunciata curvatura si può moderatamente detendere il corpo cavernoso (entrambi per le curvature ventrali o dorsali) dalla parte concava per ridurre il rischio di cedimento per eccesso di tensione sui punti della parte convessa; può dare problemi di cicatrizzazione con deficit erettivi distali alla sede del posizionamento dei punti; può dar luog a totale o parziale cedimento dei punti con ripresa della curvatura; dà sempre luogo a riduzione della lunghezza del corpo del pene proporzionale al grado di curvatura (anche sino a 3 cm); l’alternativa è la correzione della curvatura per espansione con inserimento di alloderm® dalla parte concava o con sezione trasversale e sintesi longitudinale del settore concavo con i problemi descritti nella corpoplastica incrementale.

    • l’incremento chirurgico del glande – alcune delle procedure citate per il corpo sono state impiegate anche per il glande, ma l’esito positivo è scarso per la particolare struttura del glande che non consente utili inserimenti di materiale o incisioni della sua struttura senza il rischio alto di dare luogo a brutti esiti cicatriziali.


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